Alien is good. Alien is food. Uno slogan? No, una missione

Hai mai pensato di preparare un piatto di pasta con un delizioso sughetto di granchio blu? Blueat è la startup che porta le specie aliene dal mare direttamente sulle nostre tavole.

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Un progetto visionario quello delle Mariscadoras, una startup riminese fondata da 5 giovani donne che hanno deciso di unirsi per fare impresa e contribuire, allo stesso tempo, alla salvaguardia dell’ambiente e delle comunità che lavorano in mare e per il mare. Hanno deciso di dedicarsi alla ricerca di nuovi scenari di gestione delle specie aliene che stanno invadendo il Mediterraneo a causa della trasformazione dell’ambiente marino, dandogli la caccia per poi trasformarle in prelibatezze gastronomiche.

Ma che cosa sono le specie aliene? “Le specie aliene sono organismi animali o vegetali che sono stati introdotti (volontariamente o accidentalmente) dall’uomo in luoghi all’infuori del proprio habitat naturale.”- ci spiegano le ragazze di Blueat.

Innovative e virtuose, hanno creato un’impresa benefit, con la finalità di ottenere un risultato benefico per il mare, per l’ecosistema, per la fauna autoctona, per la pesca e per il turismo balneare, limitando l’impatto sull’ambiente e sul sistema socioeconomico che ne potrà conseguire se questa “invasione” non verrà controllata. 

Tutto ha inizio da un’intuizione di Carlotta Santolini, biologa marina che nell’estate del 2021 parte per l’esperienza Sailing for Blue Life in barca a vela: una crociera che unisce turismo ecosostenibile e attività di citizen science. Per 4 mesi Carlotta raccoglie dati sulle conseguenze dei cambiamenti climatici nel nostro mare, intervista i pescatori e va a pescare con loro e per la prima volta scopre la presenza del granchio blu. Durante questa ricerca l’esperta ha raccolto le lamentele dei pescatori costretti a vivere ormai da anni con l’incubo di questo crostaceo, la specie aliena che danneggia soprattutto gli allevamenti di cozze, vongole e telline nel Delta del Po. “Sono stati i pescatori stessi a chiedermi aiuto.”- afferma Carlotta.  Ecco come nasce “Blueat - la Pescheria Sostenibile”.

Da lì, l’intuizione. “Perché non smettere di trattarlo come scarto e pensare di renderlo una risorsa in cucina?”

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Questa specie di origine atlantica invasiva nel nostro ecosistema, ma dalla carne dolce e delicata, può essere cacciato al fine di ridurre l’impatto ambientale che esso ha sull’ecosistema marino e sulle specie autoctone.

ll Granchio Blu è arrivato nel Mediterraneo nelle acque di sentina delle navi e qui è considerato una specie IAS (Invasive Alien Species), con impatti negativi sulle attività umane e sull'ecosistema marino mediterraneo: numerose sono le segnalazioni di effetti dannosi sulla pesca, dalle mutilazioni dei pesci catturati nelle trappole agli strappi nelle reti al depauperamento della risorsa autoctona in alcune zone della costa italiana. Inoltre, non ha predatori nei nostri mari. 

“Il nostro scopo è stato fin da subito quello di agire in modo sostenibile, liberando i mari da ciò che stava diventando una minaccia per l’ecosistema marino. Lo step successivo è stato poi pensare di far diventare queste specie da minaccia a risorsa, inserendo questi crostacei nella tradizione gastronomica italiana per spostare l’attenzione dalle solite specie sovrasfruttate alle specie aliene” spiega Alice Pari, una delle 5 Mariscadoras.

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Ma conosciamo meglio il team, nella squadra insieme a Carlotta, biologa marina e Alice, addetta alla stampa e alle relazioni pubbliche, ci sono Giulia Ricci, che si dedica al new business, Matilda Banchetti, project manager e ingegnere gestionale che si occupa della trasformazione del prodotto e Ilaria Cappuccini, chef e sommelier addetta al marketing e ai social media. Curioso come, il nome “Mariscadoras” scelto per la loro società benefit, si ispiri a quelle donne “di mare” galiziane che hanno lottato per i loro diritti e per essere riconosciute nel settore della pesca e dell’acquacoltura, per ricevere protezione legale, sicurezza sociale, e la stessa parità e gli stessi privilegi garantiti agli uomini, e allo stesso tempo, il termine tradotto in dialetto romagnolo significa Poveracciaie, le cosiddette signore riminesi che in passato raccoglievano le vongole in riva al mare e poi le vendevano in pescheria. 

“Per noi è molto importante mantenere viva la tradizione e per questo abbiamo pensato a un nome che rievocasse un po’ le nostre origini e raccontasse una storia: una storia tutta al femminile legata alla tradizione della pesca e del mare. Alcune delle nostre nonne e bisnonne erano pescivendole che fino ai primi anni 70 avevano il banco del pesce nella vecchia pescheria di Rimini e poi si sono trasferite al nuovo mercato, l’attuale mercato coperto”.

5 ragazze coraggiose e con una visione ben precisa. Così precisa da creare una linea di trasformazione alimentare del prodotto alieno partendo dal granchio blu attraverso la costituzione di “micro-filiere”, stringendo accordi con le cooperative dei pescatori, i gestori dei mercati di pesce, aziende locali di trasformazione e conserviere, distribuzione nel settore della ristorazione e del commercio affinché il prodotto sia valorizzato al massimo rispetto a prodotti similari ma di importazione extra UE.

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Alieno non è sinonimo di cattivo. Quando parliamo dei nostri mari, è invece possibile che le specie arrivate da altrove diventino addirittura buonissime. E sotto molti punti di vista”. 

Grazie a Blueat che ha trasformato un’emergenza per l’ecosistema marino in una risorsa economica per il mercato ittico, non ne hanno giovato solo i pescatori, anche il settore Ho.Re.Ca. ha accolto con favore questa iniziativa. A credere da subito nel progetto, in primis, c’è Chiara Pavan, cheffe paladina della cucina “ambientale”, strettamente legata alle cause antispreco e attentissima alla sostenibilità nel mondo della ristorazione. E’ stata infatti, la prima a introdurre nel suo menù del ristorante Venissa in laguna, il granchio blu, ma anche altre specie aliene, come la medusa e la rapana venosa.

L’ultimissima novità del 2023 per Blueat è il debutto del loro granchio blu nella grande distribuzione organizzata, entrando nella catena di supermercati lombardi Italmark che ha codificato per prima i sughi, questo anche grazie al supporto di Tagliapietra & Figli, l’attuale partner della startup riminese, specializzato nella lavorazione e nella distribuzione di prodotti ittici e che svolgerà un ruolo chiave all’interno del progetto delle Mariscadoras. Proprio in questi giorni anche Coop ha codificato i loro sughi e sono contemporaneamente in trattativa con Conad, per raggiungere maggiore capillarità grazie ai loro numerosi punti vendita.

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“Siamo felici - ci racconta Carlotta - perchè i prodotti sono davvero piaciuti, non solo tra gli chef ma anche al consumatore finale. Il nostro obiettivo adesso è espanderci, per aumentare le vendite e far conoscere il progetto e il prodotto il più possibile, affinché possa essere alla portata di tutti. Allo stesso tempo siamo partite anche con la ristorazione, i ristoranti da tutt’Italia possono acquistare la polpa di granchio o il granchio intero per le loro ricette.”

Progetti futuri? 

“Molto importante sarà, per il futuro, l'ampliamento ai mercati esteri, come per esempio gli Stati Uniti; da marzo inizieremo a partecipare a fiere internazionali come al Seafood Expo North America di Boston e a maggio saremo a Chicago per NRA, mentre ad aprile al Seafood Global Expo di Barcellona. Il nostro obiettivo primario è, oltre raggiungere la GDO e la ristorazione, contemporaneamente prepararci per andare all’estero e iniziare l’export. Un po’ perché c’è grande richiesta e un po’ perchè è diventato imprescindibile non abbracciare lo scopo rivolto alla tutela delle nostre acque e continuare la nostra ricerca, portando l’attenzione su nuove specie aliene, di cui il nostro mare è davvero molto ricco, e trasformarle in ottica sostenibile impiegandole in nuovi settori.”

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