Cantina Pasetti: tutti i numeri del successo

Una storia di passione e famiglia. Attraverso tecniche innovative l'azienda produce vino nel Parco Nazionale d'Abruzzo.

I vigneti di Capodacqua (AQ)

Chi l’ha detto che il numero tredici porta sfortuna? Di certo non Mimmo Pasetti, viticoltore a capo dell’omonima cantina, una delle più importanti d’Abruzzo. Dopo tredici anni l’azienda ha organizzato una grande festa per celebrare il ritorno di uno dei loro vini più rappresentativi, il Cerasuolo. Un Cerasuolo d’Abruzzo superiore, le cui uve provengono dall’agro di Capestrano, terreno tendente al sabbioso, che dà vita a un vino dal colore brillante e dal sapore intenso, elegante, fresco e minerale, caratterizzato da note fruttate e floreali. Ma l’azienda ha tante altre storie da raccontare.

Esordi e traguardi

Gli inizi della Cantina Pasetti risalgono all’epoca borbonica, in agro di Francavilla al Mare, in provincia di Chieti, una zona che si affaccia sull’azzurro del Mar Adriatico. Tuttavia, la vera svolta della cantina avviene negli anni Sessanta con l'inizio della vinificazione su larga scala. Negli anni Ottanta nasce, per mano di Mimmo Pasetti, il vino di riferimento dell’azienda, un prodotto legato alla storia della famiglia. Per festeggiare l’arrivo della figlia Francesca, infatti, con i capelli rossi, si inizia a imbottigliare separatamente il miglior Montepulciano della cantina, il Testarossa, fiore all'occhiello della famiglia.
A oggi, la cantina possiede un totale di 270 ettari dei quali 70 vitati. Le uve coltivate sono in prevalenza locali: Pecorino, Passerina, Trebbiano d’Abruzzo, Montepulciano d’Abruzzo e Moscatello di Castiglione. Più una piccola percentuale di varietà internazionale: Chardonnay e Cabernet Sauvignon.

Il Cerasuolo Testarossa

Nuovo millennio, nuova viticoltura

Mimmo Pasetti, a capo dell’azienda a partire dal 2000, con l’avvento del nuovo millennio ha rivoluzionato la produzione vitivinicola, abbandonando la costa per spostarsi verso l’interno, concentrando la produzioni su terreni più ad alta quota. Un’intuizione che oggi permette all’azienda di avere vigne in zone più temperate, contraddistinte da un’escursione termica ideale per le caratteristiche organolettiche delle proprie bottiglie. Da diversi anni, dunque, l’azienda produce vini di altitudine (circa 550 sopra il livello del mare), con vigneti situati all’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo: ciascuna bottiglia Pasetti, infatti, riporta sul retro il logo del Parco.
È iniziato così il processo di trasformazione che dall’originaria zona costiera dell'Abruzzo arriva a Capestrano e Ofena, in provincia dell’Aquila e a Castiglione a Casauria, non lontano da Pescara.
Uno degli ultimi progetti di Pasetti riguarda l’acquisizione di 150 ettari in località Forca di Penne, a 1050 metri d’altitudine. Tra fitti i boschi del Parco Nazionale.

Una filosofia sostenibile

Oggi Mimmo gestisce l’azienda insieme a sua moglie Laura e i tre figli, ognuno con un ruolo diverso e fondamentale: Francesca Rachele si occupa dell’amministrazione, Massimo dell’esportazione e della visibilità internazionale e Davide, che è enologo, della produzione del vino. A unirli, la passione per il proprio lavoro e la voglia di fare sempre meglio. In questa direzione si colloca la scelta di recuperare il letame dalle aziende agricole dei dintorni per nutrire la microfibra dei terreni. Per questo, nelle diverse unità aziendali, sono state disposte delle stazioni di compostaggio che raccolgono tutti i residui della filiera vitivinicola, miscelandoli con sostanza organica, il letame appunto, proveniente dalle stalle vicine. Queste miscele riposano per circa 24 mesi, durante i quali, attraverso rivoltamenti e ossigenazione, le matrici originarie degradano a favore di un materiale utile allo sviluppo di specifiche famiglie microbiologiche ideali per il terreno.

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