Junky Bites Christmas Edition: il Panettone
A Natale siamo tutti più buoni (forse). Lo è anche il panettone del discount con più hype del momento?
Il 2021 è alle porte, ci lasciamo alle spalle un anno che sciagurato è dire poco, abbiamo mai come ora bisogno di dolcezza, di rassicurazione e amore... allora consoliamoci con il cibo, e non con un cibo qualunque, ma con il Re delle feste natalizie, il signore indiscusso dei dolci che non può mancare sulle nostre tavole al pranzo del 25 dicembre così come al veglione di San Silvestro: il panettone.
Un po’ di storia…
Di origine lombarda, il “panetùn” è una prelibatezza che affonda le sue radici nel passato rinascimentale dove la storia si fa leggenda; una versione (molto rosa) vuole come inventore del celebre panificato dolce tale Messer Ulivo degli Atellani che per conquistare la bellissima figlia del fornaio della Contrada delle Grazie a Milano si fece assumere dal di lei padre e per ingraziarselo creò un pane dolce ricco di burro, miele e uva sultanina conquistando così il favore del fornaio e la mano della pulzella.
Un’altra versione, meno romantica ma altrettanto avvincente, vuole come padre del panettone un umile sguattero di nome Toni, impiegato al servizio di Ludovico il Moro, che per riparare all’errore del primo chef del signore che aveva incautamente carbonizzato il dessert, infornò un dolce di sua creazione fatto con farina, burro uova e scorza di cedro. Il successo alla corte fu stellare tant’è che il signore volle sapere quale fosse il nome della prelibatezza che aveva appena gustato e gli fu risposto “l’è il pan de Toni” da lì pandettoni che giunge a noi storpiato in panettone. Fantasiosi.
La più antica - ma sta volta certa - attestazione si sposta un po’ più in là; risale infatti al 1599 quando, in un registro delle spese del collegio Borromeo di Pavia, si legge di un pane di Natale dolce con burro, uvetta e spezie, da servire agli studenti in occasione del pranzo natalizio.
Ma quale scegliere? Le proposte sono infinte. Per tutte le tasche e tutti i gusti: classico, con e senza canditi, con creme, cioccolato, frutta, glassato, e ancora artigianale, di panificio, pasticceria ma anche industriale e fra quest’ultima categoria i discount hanno catturato la nostra attenzione e in particolare uno su tutti: Lidl.
Perché? Perché Lidl ci sta regalando, da un paio d’anni a questa parte, forti emozioni nel food and beverage (e non solo).
Era il 2018 quando il gin Tempesta Made in Lidl ha sbaragliato, nello stupore generale, la blasonata concorrenza a un blind test organizzato nel Regno Unito dal Good Housekeeping Institute, piazzandosi nella classifica settimo su 21 con un punteggio di 77 su 100.
Non contenta, subodorando la potenzialità dei propri prodotti alcolici, la catena di discount teutonica ci ha riprovato ancora, e quest’anno è balzata agli onori della cronaca compiendo il miracolo: no, non ha solo partecipato ad un’importante competizione enologica piazzandosi molto bene in classifica, come accaduto per il Gin; questa volta si è superata accaparrandosi il primo posto nella categoria “Spumanti” al VinAgora International Wine Competition ungherese.
Questo 2020 è senza ombra di dubbio l’anno della Lidl. Eh sì, perché la vittoria ungherese arriva a pochi mesi dal successo clamoroso della linea di abbigliamento con il logo dell’azienda.
Sono impresse nella memoria collettiva le scene di isteria di massa, con conseguente presa d’assalto ai punti vendita del - a questo punto possiamo dirlo senza paura - geniale colosso tedesco per accaparrarsi i calzini indossati da Fedez. Per non parlare poi delle variopinte sneakers messe in commercio al modico prezzo di 12,99 e andate sold out in poche ore per poi riapparire su siti come ebay anche a 1000 euro o più.
Potevamo forse esimerci dallo scoprirlo per voi? No di certo, e allora abbiamo scelto di provare il panettone made in Lidl, ma siccome così sarebbe stato semplice, per non dire banale, e siccome ci piace vivere pericolosamente non abbiamo scelto un panettone classico bensì la linea dei buongustai pensata per i clienti più esigenti ovvero quella Deluxe.
Packaging
La scatola già promette bene, è perfettamente in armonia con gli altri prodotti della linea Deluxe: bianca con una bordatura nera e argento. L’immagine, elegante e sobria, ci riporta un panettone ricco di gocce di cioccolata (proveniente da cacao fairtrade – bravi!) e splendide pepite di arancia candita. Molto chic.
Assaggio Visivo.
Non indugiamo oltre e liberiamo il panettone dal suo involucro. Prima perplessità:
è basso. Tozzo. Bitorzoluto. Ha un vago sentore di alcolico. Fosse la descrizione di un uomo che ci invita a cena non sarebbe proprio il massimo, ma visto che è un prodotto da forno possiamo anche soprassedere.
Procediamo, speranzosi, con il taglio.
Avete presente quelle belle bolle d’aria date dalla padronanza dell’arte di impastare sapientemente gli ingredienti, soprattutto il lievito? Quelle conche perfette e generose dove magnificamente s’intrappola l’aria in cottura e che rendono i panificati deliziosamente soffici e irresistibilmente ariosi? Ecco, qua non ci sono. È una specie di blocco unico, ricorda un po’ il pane fatto in casa durante il lockdown, quando ci siamo scoperti tutti panettieri e, sbagliando qualcosa nell’impasto, sfornavamo delle piccole pagnotte con il peso specifico delle palle di cannone di piombo e la texture della malta cementizia.
Assaggio al Palato
Il nostro nefasto presentimento si trasforma in amara realtà: il sentore alcolico si conferma fastidiosamente al palato, è il primo e preponderante gusto che ti assale e tramortisce. Le gocce di cioccolata ci sono, anche abbondanti e di discreta qualità, per carità (cosa che non si può dire dell’arancia candita) ma si perdono nella tristezza di un prodotto che sa inesorabilmente di finto. Eh sì, perché oltre all’alcool per la conservazione questo panettone è farcito di numerosi aromi non meglio identificati - la presenza delle uova fresche allevate a terra non vale ad arginare il disastro.
L’impasto è pesante, secco, nonostante tra gli ingredienti sia presente, ma latita all’assaggio, il fragrante e meravigliosamente ricco abbraccio del burro. Mai una gioia. Male. Malissimo.
In sintesi, perché Lidl? Ci hai coccolato con uno splendido distillato, fatto sognare con un mirabile spumante, ci siamo persino convinti che, infondo, le sneakers gialle e blu stanno un po’ con tutto (con i calzini di Fedez sono o non sono la morte loro?!) e tu ci cadi così miseramente sul panettone? E sì che eravamo partiti con i migliori proposti, fiduciosi, anche visti gli altri prodotti food della linea Deluxe che non sono affatto male e, spesso e volentieri, non hanno niente da invidiare a marchi più blasonati che si trovano nei comuni supermercati.
E invece questo prodotto è più che altro un invito a bere per dimenticare.
A questo punto non ci resta che consolarci con il Pannon Imperial. Per i più traumatizzati dal nefasto dolce (tra i quali sconsolatamente ci includiamo) consigliamo invece di buttarsi direttamente sul Tempesta.