6 Champagne da bere almeno una volta nella vita (Natale incluso)

Lo champagne è un contenitore di storie, tradizioni e savoir-faire artigianale che va oltre l’assemblaggio dei vini: una guida alle sei etichette da provare per (ri)credersi.

Lo Champagne è il vino più democratico che ci sia.

Ogni occasione ha il suo Champagne e ogni palato può trovare la sua sfumatura di gusto preferita, in quanto non esiste un’etichetta uguale a un’altra. Le declinazioni delle bollicine francesi sono pressoché infinite, poiché sono diverse le variabili che le determinano: il territorio dove crescono le uve per l’assemblaggio, l’affinamento in acciaio o in botte, le percentuali di vini di riserva, il gusto dello chef de cave (il capo della cantina, per intenderci). Ognuna di queste sfumature è come un segno di punteggiatura capace di modificare il ritmo gustativo dello Champagne. Per non parlare del savoir-faire familiare tramandato attraverso i secoli, oggi sempre più sostenibile e attento al valore della terra. In questo senso, lo Champagne è il vino più democratico che ci sia e trovare quello più appassionante, capace di appagare il proprio palato, è solo questione di tempo (e di assaggi). Abbandonarsi alle emozioni evocate da ogni sorso è il consiglio più sincero che si può ottenere da un esperto di Champagne, ma per comprendere l’ampiezza e la versatilità di queste bollicine è utile degustare queste sei etichette.

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Champagne Grumier – Instant Nature

La definizione pas dosé, sinonimo di dosage zéro, deriva dall’ultimo passaggio dello champagne prima di essere ufficialmente imbottigliato: dopo la sboccatura per eliminare i sedimenti nati dalla maturazione sui lieviti, viene aggiunto un liquer la cui concentrazione di zucchero determina numerose caratteristiche del prodotto finale. Nel caso del pas dosé si tratta di meno di tre grammi di dolcificante, così che il vino resti trasparente al palato, senza nessuna maschera. Instant Nature di Maurice Grumier è l’incarnazione di questo principio, con la sua annata imbottigliata nel 2017, dove l’assemblaggio in parti uguali di Chardonnay, Meunier e Pinot Noir esprime una purezza e una mineralità senza pari.

Come abbinare questo champagne: cremoso e persistente al palato, è ideale per accompagnare sushi e ostriche, di cui intensifica la nota iodata.
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Blanc De Meunier, Henriet-Bazin

Tra i vignerons indépendants si è diffuso l'approccio di produrre champagne con peculiarità uniche, capaci di attrarre un consumo di nicchia e soddisfare i palati alla ricerca di espressioni differenti delle proposte dalle grandi maison. Per anni considerato il “fratello minore” del Pinot Noir, il Meunier sta vivendo una vivace rinascita: le sperimentazioni nel gusto e negli abbinamenti si allontanano dai canoni classici delle bollicine francesi e la sua potenzialità aromatica lo rende ideale per ottenere vini gastronomici, di personalità, estremamente versatili a tavola. Come il Blanc de Noirs 100% Pinot Meunier di Henriet Bazin, realizzato con uve provenienti da una parcella sulle pendici meridionali della Valle dell’Ardre, la “Sente au Beurre”. Il suolo calcareo dona eleganza e delicatezza allo Champagne e una piacevole nota salina sul finale.

Come abbinare questo champagne: perfetto con antipasti di pesce e fritture di mare.
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Blanc de Blancs Petit Meslier, Laherte Frères

Nonostante l’abitudine a identificare lo Champagne con i suoi tre vitigni principali, la denominazione riconosce anche altre varietà a bacca bianca, meno dello 0,3% di quelle coltivate e raccolte. Arbane, Pinot Blanc e Pinot Gris fanno parte di quei vitigni dimenticati a cui alcuni vigneron stanno donando una nuova vita. Uno di questi è il Petit Meslier cui è molto legato il giovane Aurélien di Laherte Frères: con il suo approccio bio ha innescato una rivoluzione nella proprietà di famiglia, reimpiantandolo nei pressi di Chavot, villaggio della Côteaux Sud d’Epernay. È nato così un Blanc de Blancs radicale, apprezzato da chi cerca un vino energico con una forte personalità. Inusuale anche l'illustrazione dell’etichetta, ricca di pennellate di colore.

Come abbinare questo champagne: con piatti di pesce crudo marinato, tipo il ceviche peruviano.
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La Grande Dame 2008 Brut Rosé, Veuve Clicquot

Si dice che nel 1818 il primo Champagne rosé frutto di assemblaggio sia stato dovuto all’intuizione di Madame Clicquot, la vedova più celebre della regione francese, che dopo aver ereditato la maison dal marito e averne preso il controllo (nonostante lo scetticismo dell’epoca), convinse tutto il mondo con la bontà dei suoi vini, mostrando audacia, intelligenza e introducendo nuove tecniche produttive utilizzate ancora oggi. La Grande Dame Rosé 2008 rispecchia la visione sul Pinot Noir di Madame Clicquot, che amava sottolineare come le uve rosse della Champagne fossero la chiave della finezza dei suoi vini: precisamente complesso e seducente, questo brut rosé è iper raffinato al palato, con note predominanti di frutti rossi e cuoio, sentori affumicati e la complessità data dal lungo e lento invecchiamento.

Come abbinare questo champagne: complemento perfetto per accompagnare manzo, agnello e ricette aromatizzate al tartufo.
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Penelope Vaglini

Grand Siècle N.25, Laurent-Perrier

Laurent-Perrier ha da sempre un debole per lo Chardonnay, poiché crede fortemente nella freschezza e nella finezza offerti dall’uva a bacca bianca. In una perpetua ricerca di eleganza e perfezione, che si ritrova nell’abbinamento con il Pinot Noir, si colloca la serie Grand Siècle, nata per racchiudere vini incredibili, combinando al suo interno tre differenti annate (solamente quelle eccezionali) invecchiate per almeno dieci anni in cantina. Individuate e assemblate grazie alle loro caratteristiche complementari, insieme sviluppano una profondità aromatica e gustativa unica per la Champagne. L’ultima release di Grand Siècle N.25 è composta dalle annate 2008, 2007, 2006: colore brillante e naso intenso di agrumi freschi, mandorle tostate e brioche, con un finale persistente dal tocco agrumato.

Come abbinare questo champagne: piatti a base di crostacei, ça va sans dire.
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Special Club 2013, Gaston Chiquet

Da quasi cinquant’anni, 28 propriétaire-récoltant fanno parte del Club Trésor de Champagne, per il quale imbottigliano solamente le grandi annate dei loro Cru più pregiati. Grazie a questo progetto, nascono delle cuvées de prestige che prendono il nome di Special Club, commercializzate con una bottiglia dalla forma unica, di proprietà esclusiva del gruppo. Per entrare in questa selezione, i vini devono avere grande tipicità e mostrare il loro carattere, rispettando i dettami di un rigido regolamento. Special Club 2013 – Brut di Gaston Chiquet, assemblaggio di Chardonnay al 70% e 30% Pinot Noir, è una tappa obbligata per i palati che vogliono essere sorpresi dalla freschezza della zona di Hautvillers, Dizy e Aÿ: uno champagne fine e lungo al palato, con intensi aromi di frutta secca e agrumi, potente e persistente, appaga la vista con i suoi riflessi dorati.

Come abbinare questo champagne: capace di sostenere ricette elaborate a base di carne e di pesce, è consigliato per i brindisi delle occasioni speciali.
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