L’Azienda Cirelli, che produce vini biologici, ha da poco costruito due lodge tenda. Un glamping in piena regola immerso tra gli ulivi per conoscere davvero il territorio.
L’odore di terra, il sapore della frutta fresca, la complessità del vino, la bellezza della cornice.
Le terre d’Abruzzo rapiscono l’anima e la restituiscono arricchita di luoghi, persone, natura. Un amalgama di storie costantemente nel nome del buon vivere, in un limbo sospeso e affascinante tra panorami e esseri umani. Che sanno essere umani per davvero.
Tra queste persone umane e sensibili conosciute, i padroni di casa: Francesco Cirelli e Michela Palazzo Adriano che portano avanti una azienda agricola fresca, dai sostenibili valori contemporanei nel territorio di Atri.
Qui gli uliveti, le viti e il panorama sono la cornice dell’ultima ottima trovata dell’azienda Cirelli: un glamping moderno dove soggiornare immersi in una terra che non vedono l’ora di fare conoscere all’appassionato di vino e all’avventore.
La storia dell’azienda agricola Cirelli parte dall’abbastanza lontano, abbastanza vicino, 2003. “È nata per l’amore che ho sempre avuto per la campagna,” mi racconta Francesco Cirelli. “Un amore ereditato dai nonni che in campagna ci abitavano e, ogni volta che ci passavamo, mi perdevo nei racconti della terra.” Me lo racconta durante il viaggio in macchina che dalla costa pescarese si inerpica sempre più su strade statali e sterrate. “Dopo aver lavorato nel mondo del vino, ho scelto di fare il mio vino e di abbracciare di nuovo la campagna.” Dove, oltre alle uve, Francesco e sua moglie Michela coltivano alberi da frutto, ulivi e allevano qualche animale tra cui maiali neri.
L’Azienda Agricola Cirelli è tra i capitani del vino abruzzese nel suo contemporaneo senso di naturale –che si preferisce però chiamare vero-: in queste magnifiche terre d’Abruzzo, quello di Francesco non è solo vino. È un biglietto da visita non dell’Abruzzo ma di quel pezzo di Abruzzo, che si esprime al massimo con una agricoltura biodinamica. “Quando ci sono fiere o eventi mi piace pensare alla mia e alle altre cantine come una rete: ognuno con il suo prodotto lascia scoprire un pezzetto del nostro Abruzzo e di quello che quel pezzetto trasferisce al vino.” E contando la novità del glamping, significa scoprirlo in pieno, questo pezzo d’Abruzzo.
Due tende lodge, di cui una dotata anche di cucinino, si nascondono a qualche passo dalla cantina, in mezzo alle viti, agli uliveti e ai 22 ettari di terreno.
In legno, essenziali, confortevoli, ma eleganti, questi sono abbastanza grandi da ospitare un letto matrimoniale e uno soppalcato. La colazione, ovviamente, è composta da tutto ciò che la terra regala: fichi appena colti e prosciutti di maiale brado è la vera colazione dei campioni.
I vini Cirelli, si sente che sono un percorso evolutivo. Un vino nel rispetto dei cicli della natura, cambiato, aggiustato, frutto di una storia personale, di sperimentazione e la voglia di raccontare il suo pezzo di Abruzzo.
Dormire in azienda è parte del processo grazie a cui le capisci per davvero, le storie raccontate in degustazione. Non c’è bisogno di parlarne, basta ascoltare il silenzio assordante della vastità la sera, prima di tornare a dormire, passando accanto ai filari. E di giorno, al risveglio, si ha modo di capire l’altra parte: quella biodinamica e naturale ai piedi delle viti. Con buona pace del signor Ugo, simpatico contadino 90enne che tratta i suoi filari alla vecchia maniera. “Glielo dico sempre a Francesco che la vigna deve restare pulita, di togliere quelle erbacce,” mi dice nella sua 4x4 in uno strepitoso giro in mezzo alle campagne. Il signor Ugo ha la sua antica visione, Francesco quella nuova. In cui quelle erbacce, come le chiama Ugo, sono la migliore garanzia della naturalità del prodotto e del rispetto della terra.
Le linee del vino Cirelli sono due: Linea Collina Biologica e Linea Anfora. La prima spazia su giochi di freschezza e delicata complessità, ma soprattutto cerca in tutti i modi di raccontare naturalmente non il territorio, ma quel territorio. Il Montepulciano d’Abruzzo macera sette giorni con una fermentazione che si avvia spontaneamente in serbatoi d’acciaio; il Trebbiano d’Abruzzo DOC scende per la gola fresco come acqua di fiume; i due frizzanti, “Wines of Anarchy”, bianco e rosato, spezzano l’immaginario dell’etichetta placida e minimal e abbracciano un look molto più punk che va a finire anche in bottiglia. Per il rosato: rifermentazione in autoclave grazie a una parte di mosto non fermentata e la presenza forte e chiara dei sedimenti naturali.
Poi c’è l’altra linea: la Linea Anfora. Dove, secondo me, Francesco si diverte da matti. Qui il Pecorino d’Abruzzo DOC si prende una struttura più complessa ma affatto invadente e il Cerasuolo, invece, si rivela non solo un bellissimo vino, ma la perfetta espressione di quel territorio. Un vitigno spesso snobbato o dimenticato che qui, complici anche i 12 mesi di affinamento in anfora, restituisce sapori che si muovono tra spigoli interessanti.
Conoscere le terre degli Abruzzi è sempre un fatto interessante. Un territorio tra mare, montagna, collina che sa perfettamente come farti emozionare. L’idea di costruire un glamping in quella terra che si staglia placida e dai colori più disparati non è semplicemente hospitality business. È sinceramente il modo di Francesco e Michela per “salvaguardare l’ambiente che ci ospita.” Certo, un ambiente in cui ti ritrovi in splendidi borghi medievali e in una riserva, quella dei Calanchi, in cui spade di roccia scendono dai versanti in uno spettacolo di rara bellezza. C’è la ridente Pescara poco più sotto e, se si viaggia un pelo di più, lo stellato Villa Maiella: uno di quei luoghi capaci di servirti impeccabilmente e farti sentire rilassato come al tavolo di casa.
L’Abruzzo, il misterioso, affascinante, Abruzzo, raccontato dalla terrazza di una tenda moderna con un bicchiere di Cerasuolo tra le mani.