FeminAs : quando il mondo della gastronomia al femminile si incontra nelle Asturie
Imprenditorialità, maternità, tradizione, responsabilità sociale: ecco alcuni dei temi di cui si è discusso durante il secondo Congresso Internazionale sulle donne in gastronomia e nell’ambiente rurale, FeminAs.
Oltre 30 donne chef provenienti da tutto il mondo e altrettante giornaliste, lavoratrici e imprenditrici del settore primario, si sono incontrate il 16, 17 e 18 Maggio 2022 per discutere di ruralità, gastronomia e mondo femminile durante la seconda edizione di FeminAs, il Congresso Internazionale sulle donne in gastronomia e nell’ambiente rurale.
Un’occasione perfetta per scoprire e discutere delle battaglie portate avanti da chef d’eccezione che tentano di promuovere attraverso la loro cucina, tradizioni, problematiche e prodotti tipici di luoghi lontani. Come Fatmata Binta, la cuoca nomade del Sierra Leone, che con il suo ristorante senza sede, ispirato alla cultura delle tribù Fulani, ha reso popolare il fonio, un cereale senza glutine particolarmente sostenibile, o le “picanteras” di Arequipa , le gioiose osti della città bianca del Perù che grazie alla loro cucina ancestrale e multiculturale, portano avanti una tradizione centenaria per la quale sono state anche insignite del premio “Guardiane della Tradizione 2022”. Senza dimenticare Carolina Sanchez*, la prima chef stellata ecuadoriana, che nel suo ristorante spagnolo Ikaro, utilizza prodotti sconosciuti e particolarmente nutritivi dell'Amazzonia ecuadoriana come la neapia, una pasta di manioca fermentata con peperoncini amazzonici, il macambo, un "cugino del cacao" che è un anche superfood ricco di Omega3 e proteine, e dell’ishpingo, la profumatissima "cannella amazzonica", con cui durante il suo interessante cooking show ha aromatizzato uno yogurt di latte di capra, servito con un gelato al limone e guayusa, una foglia amazzonica “con più antiossidanti del tè verde”.
Molti sono stati anche gli interventi e i tavoli di discussione dedicati all’imprenditorialità femminile. Elena Arzak***, María Busta e Fina Puigdevall**, ad esempio, hanno parlato delle difficoltà che personalmente hanno dovuto affrontare per conciliare il loro ruolo di madre con quello di chef-patron, battendo particolarmente sull’importanza di cambiare la mentalità delle donne stesse rispetto al concetto di “cattiva madre assente” e sulla necessità di politiche di gestione che vadano incontro a chi desidera avere figli pur lavorando nel settore della gastronomia.
La ricetta del successo? Emancipazione, fiducia in se stesse e rivendicazione del proprio valore professionale. Punti cardine che in effetti sono stati evocati in tantissimi altri colloqui. Come quello dedicato delle imprenditrici Chelo Gómez, Rosa Vañó, María Cardín e Meritxell Juvé, tutte esportatrici di prodotti iberici Premium all’estero, che hanno discusso sulle difficoltà e le sfide che una donna deve affrontare quando riveste ruoli dirigenziali in aziende storicamente capitanate da uomini. O ancora l’intervento di Carme Ruscalleda*** e Raül Balam**, madre e figlio alla guida di Moments Barcelona, Sant Pau Tokyo e presto Cuina Sant Pau a Sant Pol de Mar, che, ricordando la storia del marchio che rappresentano, hanno rotto ogni cliché affermando che la differenza di genere in cucina ormai non ha più ragione di esistere perché “viviamo in un momento in cui le donne hanno perfettamente il loro posto nelle cucine professionali, così come gli uomini lo hanno in quelle domestiche. Perché se in una maratona uomini e donne non possono competere per ovvi motivi, in cucina è tutta un’altra storia.”
Non sono mancati ovviamente anche gli interventi dedicati alla ruralità e alle responsabilità civili e ambientali di chi lavora in cucina, ricordate in maniera esemplare da Manu Buffara, del ristorante Manu a Curitiba, in Brasile, che ha sottolineato l’importanza della perfetta conoscenza della propria storia, del proprio territorio e delle proprie origini per poter valorizzare al meglio il lavoro del settore primario, e da Cristina Bowerman*, chef di Glass Hosteria a Roma che, preparando una versione vegana della Vignarola romana, ha parlato della necessità di ridurre la plastica in cucina (e il costo dei prodotti che intendono sostituirla), di tornare ad abitudini alimentari più sane e di guardare nuovamente ai ristoranti come luoghi dedicati alle occasioni speciali perché “culturalmente, meno si mangia a casa, più la nostra cultura, la nostra tradizione e il nostro senso di comunità si deterioreranno, poiché mangiare insieme a casa serve anche a mantenere salde le relazioni.”
Maternità, internazionalizzazione, parità di genere, impegno sociale, tradizioni culinarie… Come era già accaduto lo scorso anno, sono stati numerosissimi gli spunti di riflessione che le professioniste del settore gastronomico presenti hanno condiviso nella suggestiva cornice del monastero di Corias a Cargas des Narcea, il delizioso paesino delle Asturie sud-occidentali che ha promosso e ospitato il congresso. Un congresso che, come sempre accade quando si parla di gastronomia al femminile, ha fatto riflettere e discutere su quanto ancora ci sia da fare per giungere a una situazione di effettiva parità tra uomini e donne (ma anche tra città e ambiente rurale), consolidando l’idea che iniziative innovatrici e socialmente impegnate come FeminAs siano ancora - aggiungerei, purtroppo - più che necessarie.