Il Barolo secondo Vajra

“Che cosa vuoi fare da grande?” - “Il contadino”. Nasce così il sogno di Aldo Vajra, tra le colline delle Langhe. Una storia di vino, d’amore e di libertà, in direzione ostinata e contraria

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Erano tempi duri in campagna, era in corso un vero e proprio spopolamento e la terra non pagava, ma a volte succede che andando contro corrente, si arriva più lontano. La storia dell’Azienda Agricola G.D. Vajra comincia in pieno 68, anno di tumulti e fermenti, quando lo studente quindicenne “attivista” Aldo Vaira, torinese di buona famiglia, viene beccato dai genitori a “marinare” la scuola per partecipare a una manifestazione studentesca per poi essere spedito in punizione nella cascina dei nonni nelle Langhe per il periodo estivo, affinché rimanesse a distanza dai problemi politici. Lì inizia a lavorare sui vigneti del padre Giuseppe Domenico (da qui il nome dell’azienda), tra i filari delle colline di Barolo troverà la sua strada. 

Aldo trovava nella natura una fonte di equilibrio e libertà, mentre i suoi genitori lo volevano laureato e in carriera in città. Trovò il giusto compromesso, laureandosi come voleva suo padre, ma in agraria, per padroneggiare la tecnica. 

Nel lontano 1972 Aldo dà vita a una piccola azienda coltivando con dedizione il terroir della frazione più alta della denominazione Barolo. Inizialmente si produceva solo uva da taglio, ma i primi anni furono un susseguirsi di stagioni inclementi e non si riusciva a vendere le uve. Nonostante i tempi avversi, l’entusiasmo di Aldo per il proprio lavoro non ha mai fermato la volontà e il sacrificio di realizzare il proprio sogno. Questo ha ripagato tutta la tenacia dei primi anni e grazie all’incontro fatale con Milena, sua moglie,  nel 1983 decidono di unire le forze, diventando un’azienda di circa 70 ettari, pioniera dell’innovazione e della conduzione biologica dei propri terreni. Sfruttando sapientemente la biodiversità dei terreni e la tipicità dei microclimi che si succedono durante le stagioni Aldo riesce, negli anni, a coltivare accanto a Barbera, Dolcetto e Nebbiolo, anche varietà autoctone quali Moscato e Freisa, e diventando pioniere nella produzione di outsider come Riesling e Pinot Nero. 

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Eleganza e finezza sono i tratti che caratterizzano i vini Vajra, come uno specchio di chi li ha prodotti. Non sono vini che hanno bisogno di dimostrare qualcosa, ma che vogliono fortemente raccontare qualcosa: il territorio e la passione e che “vogliono essere compagni del cuore di tutti”. La passione è il filo conduttore di quest’azienda, che è una famiglia. Aldo e Milena hanno trasmesso il loro amore per la terra ai propri figli: Giuseppe, Francesca e Isidoro. La loro voglia di raccontarsi è tanta, i loro sorrisi sinceri e la loro accoglienza calorosa fanno sentire chiunque a casa. Sembra che nei loro vini abbiano trasmesso la loro personalità e la loro passione.

Oggi Vajra rappresenta una pietra miliare delle Langhe, un’azienda moderna a conduzione familiare, rispettosa del territorio. Tutte le scelte effettuate già negli anni ‘80 rispecchiano un approccio sempre innovativo e controtendenza, a partire dalla selezione messale in vigna al rifiuto della barrique puntando da sempre all’espressione diretta e spontanea della vigna, già in regime biologico. Oggi Aldo Vajra è considerato una dei più brillanti produttori di Barolo, considerato “il più moderno dei tradizionalisti e il più tradizionale dei modernisti” per il suo approccio costante a progetti di ricerca e di sviluppo sui vigneti e sul cambiamento climatico.

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Il segreto del loro successo? Non è un segreto. Amare la propria terra e coltivarla con dedizione fa sì che sia la natura a regalare vini unici e difficili da dimenticare.

A proposito di vino indimenticabile, emblema di G.D. Vajra è il Bricco delle Viole, uno dei principali cru per estensione del Comune di Barolo nonché il vigneto più alto e il più vicino alle Alpi rappresentate dal Monviso, la montagna simbolo delle valli cuneesi. Ci troviamo a 400 metri di altezza, su un terreno di origine tortoniana calcareo e argilloso. Si chiama così proprio perché, grazie ad un’ottima esposizione al sole, ogni primavera fioriscono le viole. Da questa fortunata combinazione di sole, brezza e terroir, nasce un vino elegante e pieno di verve. 

E’ grazie ai racconti autentici e appassionanti di Francesca, Giuseppe e Isidoro che ci siamo immersi in questa realtà vitivinicola di eccellenza e abbiamo compreso a fondo il lavoro immenso che c’è dietro. Un lavoro fatto “con scienza e conoscenza” afferma Francesca, citando la mamma Milena. Scienza perché è fondamentale saper fare tecnicamente il vino, coscienza perché il fattore umano e il rispetto dell’ambiente circostante con una continua valorizzazione del patrimonio che riceviamo in dono dalla natura è imprescindibile. 

Amici di Tuorlo, se vi capita di andare nelle Langhe alla scoperta del vino piemontese, G.D. Vajra è una tappa obbligata!

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