Le Valli del Natisone, a cavallo tra Friuli e Slovenia, tra boschi di castagni e corsi d’acqua, sono luoghi magici che nascondono storie e racconti di giovani che ritornano alle origini.
Le Valli del Natisone (Nediške Doline nel dialetto sloveno locale) sono una regione geografica posta a cavallo tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia e collegano Cividale del Friuli, la Forum Julii romana, ora patrimonio mondiale dell’Unesco, alla Valle dell’Isonzo in Slovenia. Si trovano a una manciata di chilometri dal confine e rappresentano il cuore della Benečija.
Questa terra posta nel punto d’incontro tra aree geografiche, culturali, linguistiche e statali diverse, ha rappresentato nei secoli una sorta di porta, di ponte e di confine sia nel senso di apertura e relazione sia di ostilità e contrapposizione. Questo è infatti un luogo conosciuto soprattutto per i fatti della Grande Guerra che si svolsero qui, dove si trovava tutta la linea del fronte della Seconda armata italiana, e di cui ancora oggi sono visibili molte tracce. Durante la Prima Guerra Mondiale tra il Kolovrat e il Matajur si trovava la terza linea difensiva del fronte italiano. Questi furono tra i principali teatri della disfatta di Caporetto, detta ufficialmente la dodicesima battaglia dell’Isonzo. Qui ricoprì un ruolo molto importante il giovane Erwin Rommel che riuscì a conquistare il Kolovrat e poi tutta la linea fino al Matajur.
La sintesi di tutti questi intrecci è Teresa Covaceuszach, cuoca della trattoria “Sale e Pepe” a Stregna. Teresa, autodidatta, propone una cucina del territorio e della tradizione ripensata anche in chiave moderna. Più che una cuoca, Teresa ricorda una maga dei boschi, d’infinita dolcezza, che per tutti è diventata un punto di riferimento, un esempio per tutti quelli che proprio da queste terre vogliono ripartire.
E così lei custodisce racconti e tradizioni, che ancora ascolta dagli anziani delle valli, e cerca di tramandarli alle nuove generazioni che vedono in lei la migliore ambasciatrice di questi luoghi. Così capita che Teresa si sia scambiata i saperi sulle erbe spontanee con la chef stellata Antonia Klugmann - il suo L’Argine a Vencò dista meno di un’ora da qui - o con i tanti colleghi che si sono costituiti nel consorzio “Friuli Venezia Giulia Via dei Sapori” che racchiude il meglio della ristorazione, dei vignaioli e degli artigiani del gusto dell’intera regione.
E da questa terre vogliono ripartire tanti giovani che non esistano un istante a definirsi ‘contadini’ o ‘valligiani’. Come Angela Venturini, che tra i verdi prati delle valli ha fondato “L’oro della Benečija”, coltivando lo zafferano, che nella botanica sta come l’oro nella minerologia, o come Francesco Ciubiz Chiabai, giovanissimo valligiano, convinto che proprio da questi luoghi marginali possano nascere esperienze autentiche e innovative al tempo stesso. Francesco possiede dei castagneti tutti suoi, un piccolo allevamento di bestiame, e d’estate, invece di andare in vacanza, si rimbocca le maniche e sfalcia quanti più prati possibile.