L’inclusività e l’integrità dei vini vegani in 7 differenti espressioni

Eliminare il superfluo, sottrarre e recuperare gli elementi della natura per dare un’integrità unica al vino. Questi sono gli obiettivi di chi persegue la via del vegano per produrre le proprie etichette.

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Eliminare il superfluo, sottrarre e recuperare gli elementi della natura per dare un’integrità unica al vino. Questi sono gli obiettivi di chi persegue la via del vegano per produrre le proprie etichette, al di là di mode o tendenze radicali, incontrando piuttosto un’esigenza ambientale che, attraverso la tutela del territorio, può scolpire una nuova coscienza sostenibile da raccontare a tavola. In più, scegliere un vino vegano è una questione di inclusività e rispetto nei confronti di chi ha fatto una scelta etica e non per questo deve rinunciare al piacere di un brindisi conviviale.

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Ma cos'è un vino vegano?

Nelle diverse fasi di produzione del vino spesso si ricorre all’uso di chiarificanti e coadiuvanti di derivazione animale come l’albumina, la caseina e la colla di pesce. Per essere definito vegano, un vino non deve contenere traccia di queste sostanze, che possono essere sostituite con proteine vegetali di patate o piselli. “Eliminare l’impiego di prodotti di derivazione animale è fondamentale per condurre un’azienda in modo etico e attento all’ambiente. Una scelta di questo tipo ha immediate ripercussioni positive: oltre a tutelare la salute degli animali permette di ridurre le emissioni di CO2” racconta Stefano Girelli di Santa Tresa e Cortese, aziende biologiche siciliane nella zona del ragusano da anni vocate ai vini vegani. “La filtrazione leggera e l’impiego del favino autoprodotto, insieme alla scelta vegana, sono pratiche di vinificazione che tendono alla riduzione e ci permettono di eliminare tutto il superfluo, lasciando spazio alle espressioni più autentiche del terroir”. Un’accortezza sostenibile che fa un passo avanti rispetto alla sola produzione biologica, perseguendo un importante obiettivo etico. “La scelta vegana dona un’integrità unica al vino e, insieme agli altri passaggi che si fanno in vigna e in cantina, è in grado di mantenere la purezza del frutto che ritroviamo nel bicchiere” conferma Raffaele Boscaini, settima generazione alla guida di Masi, che da 15 anni produce vini vegani. “La scelta vegana nasce per assecondare la nostra sensibilità. A un certo punto ci siamo chiesti che cosa avessero a che fare le proteine animali con il vino e trovando delle valide alternative vegetali abbiamo scoperto di poterne fare tranquillamente a meno. Abbiamo quindi investito sulla chiarificazione con farine fossili che non vanno a interferire con la natura intrinseca del prodotto, lasciando il vino nella sua dimensione vegetale più pura. La certificazione è arrivata successivamente per assecondare le nuove richieste dei mercati e per poter divulgare al meglio questo approccio” racconta Boscaini. In Italia c’è l’attestazione Qualità Vegetariana Vegan® promossa dall’AVI (Associazione Vegetariana Italiana) mentre a livello internazionale dal 1990 The Vegan Society rilascia una certificazione di validità annuale a tutti i produttori che ne fanno richiesta e rispettano determinati standard. Si tratta di una caratteristica molto apprezzata che, seppur non rappresenti ancora uno dei principali driver d’acquisto, è un plus importante, specialmente nei paesi del nord Europa. “Da quando utilizziamo le pratiche vegane abbiamo dei vini che definirei più originali e in linea con le tipicità del territorio, che incontrano numerosi consensi anche in mercati diversi da quello nazionale” conclude Girelli. Oltre a quelle siciliane e venete, esistono diverse espressioni di vini vegani italiani. Per chi ha curiosità di scoprirle, abbiamo raccolto una breve guida in 7 etichette.

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Nerello Mascalese Terre Siciliane IGP, Azienda Agricola Cortese

Rappresenta una delle varietà più autentiche della tradizione vitivinicola siciliana. Il Nerello Mascalese bio e vegano di Azienda Agricola Cortese ha un vivace carattere speziato che accompagna sentori di frutti a bacca rossa. La mineralità spiccata e i tannini setosi lo rendono ideale per accompagnare zuppe a base vegetale e primi piatti di terra.

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Lugana Beldosso, Masi

Giovane e fruttato, Beldosso di Masi è prodotto con tradizionali uve di Trebbiano e si presenta con un colore dorato dovuto alla permanenza di un paio di mesi in fusti di rovere per decantare sulle fecce. Il profumo identificativo di frutto della passione lascia spazio a una complessità che al palato sfuma verso la nota dolce-amara della mandorla, persistente sul finale. Da abbinare a risotti e paste leggere.

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Pinot Bianco Versalto, Alois Lageder

Arriva dall’Alto Adige il Pinot Bianco di Alois Lageder prodotto senza nessuna sostanza di derivazione animale con trattamenti delicati delle uve che intervengono il meno possibile nello sviluppo naturale del vino. Limpido e leggermente aromatico, con le sue note minerali è fresco ed elegante alla beva, ideale da abbinare agli asparagi.

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Pinot Grigio DOC Venezia, Pizzolato

Fa parte della linea “Back to Basic”, pensata ridurre ai minimi termini l’impatto ambientale della filiera di Pizzolato. Il Pinot Grigio DOC Venezia racchiude nella sua colorazione paglierino intensi aromi fruttati, con incursioni di fieno secco e mandorle tostate. L’equilibrata acidità lo rende perfetto per un pairing con zuppe di verdure e sushi vegano.

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Valpolicella Classico Superiore Monte Piazzo, Serego Alighieri

Se come sostiene Boscaini “della barrique si deve sentire l’effetto e non il sapore” la Cru di Monte Piazzo di Serego Alighieri lo fa molto bene e si caratterizza per una nota di ciliegia che lo rende unico nel panorama dei Valpolicella. Un vino “cordiale e amico” come diceva Hemingway, caratterizzato da una frutta generosa, un piglio deciso e un tannino gentile, grazie al delicato passaggio in botte. Ideale a tutto pasto.

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Cerasuolo di Vittoria, Santa Tresa

Il Cerasuolo di Vittoria è la prima e unica DOCG di Sicilia che unisce il Nero d’Avola pieno, muscoloso e potente alla gentilezza ed eleganza del Frappato. Quello di Santa Tresa è un vino tutto da scoprire e relativamente “nuovo” nella grande tradizione siciliana, dal colore rosso rubino e aromi fruttati di marasca e susine. Grazie al tannino morbido lo si degusta piacevolmente con primi piatti saporiti.

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Mongrana, Toscana IGT, Querciabella

Un vermentino 100% vegan che arriva dalla Maremma Toscana, Mongrana bianco di Querciabella si beve giovane per apprezzarne freschezza e vivacità. Le sue note floreali perfettamente bilanciate da sentori citrici, ne annunciano il carattere mediterraneo, dando spazio a punte erbacee di timo e una presenza minerale. Da provare con falafel, fritto misto vegano e zuppa di topinambur.

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