Alex Atala: il cuoco prima di tutto deve far mangiare bene

Abbiamo parlato con lo chef più famoso del Brasile che ci ha raccontato come vede la cucina del Brasile di oggi, il suo successo e dei sogni che custodisce.

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Brasile, il suo presente e futuro gastronomico

La cucina Brasiliana oggi è in forte crescita. La giovane generazione dei cuochi contribuisce molto a questo movimento che, per esempio, 20 anni fa non esisteva. Prima qua era molto più diffusa la cucina francese e italiana e oggi invece prestiamo più attenzione alla cucina nostra, del Brasile. Il forte interesse delle persone che cercano i prodotti buoni, sani e locali ha favorito questa crescita.

Io sono ottimista per il futuro della nostra cucina: abbiamo molti chef giovani che sapranno guidare il Paese e abbiamo anche tanti buoni prodotti. Per me, la più brava tra i cuochi di oggi è decisamente Manoella Buffara.

Se la nostra cucina può diventare il nuovo trend globale? Sarebbe un sogno ma penso che ci voglia ancora tanto tempo per questo.

Se ci pensiamo, i ristoranti brasiliani nel mondo sono pochi. Perché? Perché anche in Brasile non è semplice trovare la materia prima giusta per fare cucina di altissimo livello. I prodotti buoni li puoi trovare solo dai contadini. Però se fossero maggiormente distribuiti sono convinto che la gente li prenderebbe, perché sta aumentando la consapevolezza. Sarebbe bello che sempre più persone accedessero a buoni prodotti agricoli, aiutando così l'economia.

La natura che ci circonda

La natura potrebbe sopravvivere senza l'essere umano. Ma non è vero il contrario. Non vorrei dipingere un essere umano come un personaggio negativo. Allo stesso tempo, la natura vicino alle grandi città, essendo già abituata alla presenza umana, ne ha continuamente bisogno.

Per avere materia prima di qualità, prima di tutto dobbiamo assicurarci che i le terre intorno a noi siano fertili e favoriscano la possibilità di coltivare un buon prodotto. Noi cuochi possiamo essere d'aiuto nel diffondere queste idee.

Chef della nuova generazione

Il mio punto di vista è questo - la prima cosa che deve fare uno chef è preparare un cibo delizioso. Poi, dopo anni di lavoro, con esperienza e maturità, si può far sentire la voce a proposito di un problema sociale, ambientale. E’ estremamente importante, ma prima di tutto si deve fare una buona cucina.

Gli chef spesso si impegnano per le cose socialmente importanti proprio perché vivono con i piedi per terra - incontrano le persone, fornitori, ci parlano e conoscono i loro problemi.

Emergere oggi è più semplice, ma rimanere sulla cresta dell'onda non lo è

Penso che diventare famosi e avere un riconoscimento oggi sia molto più semplice che in passato. Oggi abbiamo molti più strumenti, guardiamo i social, per esempio. Ma bisogna ammettere che oggi viviamo in un mondo pieno d’ansia di avere tutto e subito, a volte troppo in fretta. Gli chef possono guadagnare la fama in un secondo e anche perderla con la stessa velocità. 20-30 anni fa non c’erano tanti chef conosciuti al mondo, ce n'erano molti di meno ma rimanevano “sulla cresta dell'onda” per più tempo. Oggi ci sono più chef ma la loro vita professionale è molto più breve. Spariscono non perché non sono bravi, ma perché oggi viviamo in un momento storico che rende tutto più veloce, perennemente affamato di novità e pronto a dubitare di tutto.

Aspettative dagli chef, stress e pressione

Prima di aspettarsi un coinvolgimento etico da uno chef dobbiamo ricordarci che noi siamo dei cuochi e prepariamo il cibo. Questo è il nostro primo dovere. Prima dobbiamo preparare un buon cibo e solo dopo possiamo fare altre cose. Siamo cuochi e dobbiamo prima di tutto cucinare.

Un cuoco può salvare il mondo?

Un cuoco, da solo, non lo può fare. Tutti gli esseri umani messi insieme lo possono fare, si. Decisamente c’è bisogno di un forte leader per guidare tutti. Ma noi cuochi possiamo influenzare tanto il cambiamento, possiamo facilitarlo in qualche modo.

Il mondo della gastronomia può e deve avere un impatto notevole sulla società e spero che sarà più forte di quello che ha Internet. Molte volte ho detto nella mia vita che la cosa più forte e potente che abbiamo nel mondo non sono i social media, non è Internet, è sempre il cibo.

L'etica che ci manca

L'etica è una cosa che manca dappertutto, in qualsiasi parte della nostra vita. Nella politica, nelle relazioni personali, in cucina… i cuochi da soli non possono “aggiustare” tutto, ma se possono collaborare, per esempio con l'industria agroalimentare, possono fare molto.

I cuochi si espongono tanto ma singolarmente manca ancora un'unione di intenti tra tutti per fare una vera differenza.

Il carattere di Alex Atala

Ti dico onestamente: il mio carattere è una mia fortuna e sfortuna nello stesso tempo.

L'aspetto del mio carattere che mi ha dato la possibilità di arrivare dove sono oggi è la mia profondità, ed è una cosa tipica brasiliana. Fa parte del nostro carattere. Poi, direi la mia tenacia nel portare avanti la mia ricerca, la mia voglia di far scoprire il Brasile e la sua cucina, i suoi sapori.

Il sogno di Alex Atala

Diffondere la cucina brasiliana nel mondo, il più possibile. Dare spazio e aiuto ai giovani cuochi del mio Paese. Far conoscere al mondo la nostra materia prima. Tutto questo sarebbe fantastico, ma il sogno più grande sarebbe preservare l'Amazzonia e le risorse naturali brasiliane.

Fatalità del destino

Se potessi tornare indietro nel tempo, per poter cambiare qualcosa di già fatto, cambierei solo una cosa - starei più calmo, più sereno, direi a me stesso che bisogna saper attendere.

Se dovessi ripetere ancora una volta il cammino che ho fatto lo rifarei altre mille volte. Sono contento di quello che ho vissuto, che ho imparato, sono grato anche ai momenti più faticosi e bui. E’ stata una bella giornata e non è ancora finita.

Come Alex Atala cambierebbe il mondo

Vorrei che la gente si avvicinasse ancora di più alla natura. Che la apprezzasse di più. Secondo me, le ultime tre generazioni hanno perso uno strato di cultura e conoscenza che dovrebbe appartenere a tutti - di ciò che ci circonda e ci nutre.

Oggi sento che abbiamo la missione di riempire quel vuoto e far rinascere la cultura e la conoscenza.

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