Chiacchiere su cibo, arte e moda con Natsuko Shoji

Chef-patron del ristorante Été a Tokyo e vincitrice del premio come miglior chef donna agli Asia’s 50 Best Restaurants 2022

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Il 29 marzo 2022, la classifica Asia's 50 Best Restaurants ha celebrato il suo decimo anniversario con una inconsueta cerimonia di premiazione trasmessa in live streaming sia su YouTube che in tre diversi auditorium a Bangkok, Macao e Tokyo. In tale occasione, la chef giapponese Natsuko Shoji, proprietaria del ristorante Été a Tokyo e già vincitrice del Best Pastry Chef Award 2020, ha così potuto ricevere il già annunciato premio come Asia’s Best Female Chef Award 2022.

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Natsuko Shoji, miglior pastry chef d’Asia 2020 e chef-patron del ristorante Été a Tokyo, è la nuova Migliore chef donna in Asia per il 2022. Prima chef in assoluto a vincere entrambi i premi nella storia dei 50 Best, Natsuko Shoji inizia la sua carriera al Florilège di Tokyo, il ristorante progressista di ispirazione francese dello chef Hiroyasu Kawate, diventandone la sous-chef in soli tre anni. Tuttavia, nel 2014, a 24 anni, decide di abbandonare le cucine stellate per lanciarsi nella propria avventura imprenditoriale e apre così Été, un piccolo negozio specializzato nella vendita di torte situato nel quartiere Shibuya della capitale giapponese. In pochissimo tempo, la pasticceria ottiene una fama insperata tanto che dopo solo un anno dall’inaugurazione, Natsuko Shoji decide di trasformare lo spazio in un esclusivo ristorante su invito di soli quattro posti, attirando ancor di più non solo la curiosità dei principali attori della competitiva scena gastronomica di Tokyo, ma anche quella degli addetti ai lavori e i foodie di tutto il mondo.

Pochi giorni dopo l’annuncio della vittoria dell’Asia’s Best Female Chef, abbiamo decido di porle alcune domande.

- Ciao Natsuko, innanzitutto congratulazioni per aver ottenuto questo bel riconoscimento. Cosa significa per te essere eletta miglior chef donna in tutta l’Asia?

È una grande opportunità. Posso finalmente mostrare al mondo intero il modo unico in cui amo combinare moda e gastronomia. Inoltre, non ci sono molte chef donna in Giappone e spero che grazie a questo premio io possa diventare un modello per tutta la categoria affinché ragazze con il mio stesso sogno decidano di battersi con tutte se stesse per ottenere tutto ciò che desiderano.

- Sei la prima donna chef giapponese a ricevere un premio di fama mondiale come questo e, in effetti, come tu stessa affermi, il Giappone ha ancora un numero molto limitato di donne a capo di ristoranti. Qual è il motivo secondo te? Si tratta di un impedimento culturale?

Sì, è decisamente un problema culturale. Dopo la seconda guerra mondiale, il Giappone si è sviluppato rapidamente e a quel tempo gli uomini lavoravano duro mentre le donne erano solite rimanere a casa per soddisfare le necessità e i bisogni dei mariti. In quel momento, si è trattato forse del modo più efficace per ricostruire il Paese ma ormai quel sistema non è più al passo con i tempi e ritengo che sia ora di cambiare le cose. Purtroppo però, considerando che le cucine professionali per anni sono state dominate unicamente da chef uomini, temo ci sia bisogno di un po’ di tempo per cambiare la mentalità delle persone e vedere più donne lavorare dietro i fornelli.

- Quali sono le chef donne da cui trai ispirazione?

Prima tra tutte, la chef Vicky Lau (del Tate Dining Room a Hong Kong). Grazie a lei, ho finalmente trovato il lato positivo del sognare un futuro come chef donna. In questi anni di lavoro a capo del mio ristorante, ho infatti pensato spesso che sarebbe stato impossibile per me dedicare del tempo al matrimonio e alla nascita di un figlio. Ma lei lo ha fatto e questo mi ha portata a riflettere sul modo in cui posso contribuire alla creazione di un sistema in grado di supportare la vita privata delle chef donne e di tutto il personale di cucina femminile.

Poi, anche se non è stata mia mentore diretta, un’altra chef che ispira profondamente me e il mio lavoro è Dominique Crenn, la prima chef donna a ricevere due stelle Michelin (anche se ormai ne ha ben tre) e miglior chef donna del mondo nel 2016. Trovo lodevole il suo progetto per promuovere un'alimentazione sostenibile e una cucina rispettosa dell'ambiente. In questo senso lei per me è un modello e, proprio seguendo il suo esempio, ho deciso di lanciare un mio progetto per la creazione di una speciale macchina per il compostaggio. Spero di seguire il suo percorso e ispirare tanti giovani chef attraverso le mie future iniziative ambientali.

Inoltre, anche l’atteggiamento che la chef Crenn ha avuto nei confronti di diverse problematiche sociali ha avuto un impatto enorme sulla mia persona. In Giappone, per esempio, le tematiche LGBTQ non sono mai state qualcosa di cui si è parlato apertamente ma quando lei ha fatto coming out, ha dato speranza a tutta la comunità LGBTQ, soprattutto quella del panorama gastronomico giapponese. Infine, è anche una sopravvissuta al cancro al seno e non ha mai avuto paura di annunciarlo o parlarne quando lo ha scoperto. Avendo sofferto anch’io di un tumore della cervice in passato, capisco quanto coraggio le è servito per farlo e lo apprezzo molto.

- Il tuo ristorante ha un nome francese e la tua cucina è anch’essa di ispirazione francese. Potresti dirci qualcosa di più al riguardo?

Il nome del ristorante è fondamentalmente ispirato al mio nome, Natsuko. Sono nata nel mese di agosto e per questo i miei genitori hanno deciso di chiamarmi Natsuko che significa "bambina nata in estate". Été è la traduzione di estate in francese. Ho deciso di usare questa lingua innanzitutto perché riflette la mia passione per l'haute couture ma anche perché secondo me la cucina francese e quella giapponese sono molto simili. Entrambe hanno un grande rispetto per gli ingredienti, rigide regole tecniche e un approccio sostenibile.

- Oltre ad essere di ispirazione francese, la tua cucina è anche fortemente influenzata dalla moda. Come coniughi moda e cibo per realizzare i tuoi dolci e stupire i tuoi ospiti?

Sono cresciuta con una madre che era una grande amante della moda e da bambina ero praticamente circondata da riviste e cataloghi. Credo che questo abbia plasmato molto la mia estetica. Inoltre, penso che sia la moda che la gastronomia siano due affascinanti attività artigianali e che entrambe offrano la possibilità di mostrare al meglio la propria visione del mondo attraverso le proprie creazioni. Con la mia cucina, vorrei quindi essere una portavoce dell’artigianato giapponese, poiché gli ingredienti che utilizzo vengono allevati e coltivati con una cura pari a quella che viene utilizzata per la creazione di gioielli o tessuti di lusso. Per quanto riguarda il mio stile di cucina, invece, fondamentalmente guardo alle icone e alle tendenze di stile e cerco di esprimerle a modo mio attraverso il cibo. Inoltre, dal momento che il mio menu cambia stagionalmente, mi piace offrire ai miei ospiti lo stesso tipo di esperienza esclusiva che i marchi di lusso offrono ai propri clienti con i loro défilé stagionali, creando menu esclusivi che hanno una vita massima di sei mesi. Ecco perché ogni volta che parlo dei miei piatti e dei miei menu, preferisco utilizzare i termini “creazioni” e “collezioni”. Infine, ho deciso di arredare il mio ristorante con alcune opere d'arte esclusive per offrire un’esperienza ancora più immersiva e unica ai miei commensali.

- Ci puoi parlare di uno dei tuoi piatti ispirati ai marchi di moda?

Anche se tutti mi conoscono per la mia torta con i fiori di mango fresco, penso che le mie creazioni preferite ispirate al mondo della moda siano la mia torta alle fragole che prende spunto dalla stampa Damier di Louis Vuitton e la torta di pesche ispirata alla borsa matelassé di Chanel. La forma rotonda della pesca mi ricorda molto il matelassé, così ho deciso di tagliarla in pezzi quadrati e metterli uno accanto all’altro per ricreare l’effetto del tessuto dell’iconica borsa di Chanel.

- C’è uno stilista o un marchio con cui desidereresti collaborare? Se sì, come immagini questa collaborazione?

Vorrei collaborare con Nike e realizzare uniformi da chef a un prezzo accessibile, in modo da poter essere acquistate anche da giovani chef e cuochi. Penso a una collaborazione di questo genere perché secondo me gli chef sono anche un po’ atleti.

- Été ha ottenuto consensi sia da celebrità come David Beckham che da rinomati chef, tra cui René Redzepi e Ferran Adrià. Che effetto ti fa sapere che grandi nomi della gastronomia hanno apprezzato la tua cucina?

Ne sono infinitamente onorata. Senza contare che è stata una grande opportunità per essere conosciuta e apprezzata anche da altri chef e dai media oltreoceano.

- Dopo questa vittoria, come ti vedi tra 5 anni?

Come la vincitrice del premio di miglior chef donna del mondo!

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