Parliamo con Caroline Caporossi, la visionaria fondatrice di Roots, il primo ristorante sociale di Modena che ha aperto le sue porte due anni fa, mentre ci accomodiamo in un'area distintiva del complesso di San Paolo, sotto l'imponente chioma dell'enorme albero nel cortile. Caporossi racconta che la collocazione della chiesa di San Paolo, ora ospitante di Roots, assume un significato di notevole importanza sotto la quiete dell'albero secolare.
La chiesa, originariamente monastero, fa attualmente parte dell'organizzazione di servizi sociali nata nel 1998 come risultato dalla conversione dell'orfanotrofio femminile di San Geminiano e della scuola femminile provinciale di San Paolo. Il convento di San Paolo fu utilizzato come scuola per ragazze svantaggiate dopo il 1816 e divenne la scuola provinciale femminile di San Paolo nel 1859.
Quando Caporossi racconta di come ha creato una possibilità per le donne immigrate a Modena, lo fa con un sorriso sereno, facendo un collegamento tra la necessità di manodopera qualificata e il desiderio di migliorare la vita di quelle persone coraggiose che hanno bisogno di essere adeguatamente integrate nella società.
Proveniente da una famiglia calabrese immigrata a New York nel 1902 e dedita all'apertura di ristoranti, la Caporossi ha compiuto una svolta significativa nella vita, pur mantenendo un preciso senso di sensibilità. Segue poi il marito, italiano, in Emilia, dopo aver completato gli studi in affari internazionali e aver lavorato con le comunità di immigrati negli Stati Uniti, si è trovata coinvolta nell'iniziativa no-profit di Massimo Bottura e Lara Gilmore, Food for Soul. Grazie a questa opportunità, Caporossi ha conosciuto la chef Jessica Rosval, che oggi è sua amica e socia dell'Associazione per l'Integrazione delle Donne (AIW). E poi c'è Ella, la rifugiata nigeriana la cui storia di difficoltà a trovare un impiego nel settore della ristorazione ha ispirato l'idea originale di Roots.