Caffè? Espresso, what else?!

Immaginate di entrare in un bar e domandare il solito generico caffè. A questo punto, però, il barista inizierebbe ad illustrarvi le proposte del giorno: quanto sareste increduli per l’inaspettata possibilità di scegliere tra più miscele?

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Avete mai notato che noi italiani quando andiamo al bar per bere un caffè espresso chiediamo semplicemente “un caffè”? Certo, qualcuno potrà volerlo macchiato, qualcun altro lungo o ristretto e perché no magari anche corretto, ma sul fatto che si tratti di un caffè espresso proprio non ci sono dubbi… e (nella maggior parte dei casi) neppure alternative.

Le medesime circostanze però sono ben diverse se dal bar ci spostiamo per esempio in panificio: chiedereste semplicemente “un pane”? Il panettiere probabilmente rimarrebbe perplesso, vista l’enorme varietà di pagnotte che quotidianamente impasta e sforna: dall’iconica michetta, alla fragrante ciambella alla segale, passando per i morbidi panini al latte, il croccante filone ai cereali, i bocconcini integrali e l’indispensabile pane in cassetta e così via… Prendere una decisione non è per niente facile, c’è davvero l’imbarazzo della scelta!

E se accadesse lo stesso con il caffè?

Immaginate di entrare in un bar e domandare il solito generico caffè. A questo punto il barista inizierebbe ad illustrarvi le proposte del giorno: una miscela equilibrata di Arabica e Robusta tostata quel che basta per un risultato piacevolmente aromatico e cremoso in tazza, un’elegante miscela 100% Arabica dal gusto incredibilmente dolce oppure una selezione pregiata di monorigine da provare in versione filtro. Sì, in filtro e non con il solito metodo espresso. A questo punto quelli colti di sorpresa sareste voi, increduli per l’inaspettata possibilità di scegliere tra più miscele e chissà, forse anche solleticati dall’idea di assaggiare qualcosa di nuovo.
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Tranquilli, non sareste gli unici a stupirvi, ma per motivi diversi, anzi esattamente opposti! In un’Italia fatta di piccoli bar a conduzione familiare che servono “espresso shots that are bitter and strong”, che raramente hanno il WiFi, che non accolgono i “laptop workers” e dove sicuramente i baristi non ti domandano se preferisci il monorigine del Kenya o la miscela della casa, non ci stupisce che persino sulle pagine del Washington Post ci si chieda “why the modern coffee era, with its new brewing techniques and specialty beans, seemed to have largely passed Italy by.”. Accecati dalla cultura dell’espresso a tutti i costi, siamo stati incapaci di stare al passo con i tempi? Il caffè non si ferma all’espresso, ma gli Italiani a quanto pare sì.

Nel frattempo però, per la gioia dei coffee lovers, sono fiorite negli ultimi anni numerose caffetterie virtuose presso le quali è davvero possibile gustare svariate tipologie di miscele e sperimentare l’ebbrezza di un caffè estratto con metodi alternativi all’espresso. Molto popolari tra esperti del settore e appassionati, le caffetterie virtuose offrono a chiunque la possibilità di assaggiare anche solo un espresso un po’ diverso dal solito, in un ambiente rilassato e dall’atmosfera decisamente internazionale. Sono anche il luogo ideale dove concedersi una lunga pausa rilassante, perché a differenza dell’espresso, spesso ordinato al bancone e bevuto al volo prima di immergersi nuovamente nel tran tran quotidiano, il caffè filtro richiede di essere sorseggiato con piacevole lentezza. È il rito dello slow coffee, reso possibile dalle mani di baristi esperti che maneggiano strumenti degni di un laboratorio di chimica: bilancine di precisione dal timer incorporato, macinacaffè di ultima generazione, bollitori a collo d’anatra, speciali filtri in carta, caraffe dalle forme sinuose, caffettiere francesi e così via. Persino la moka è stata sradicata dal suo consueto habitat casalingo e viene qui utilizzata in modi del tutto innovativi per preparare un caffè decisamente gourmet.

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Ma quanti sono gli Italiani che fuori casa scelgono una bevanda diversa dall’espresso? Davvero pochi. Sappiamo già che siamo grandi consumatori di caffè e un recente sondaggio YouGov lo riconferma: ben il 95% dei soggetti intervistati si dichiara infatti un “bevitore di caffè”. In rapporto a Spagna, Francia e Germania, in Italia si preferisce di gran lunga l’espresso al caffè lungo o americano sia tra le mura domestiche (67% vs 6%) che fuori casa (73% vs 4%) ed è interessante notare che in entrambe le circostante più della metà lo dolcifica. Se poi si vanno a indagare le preferenze di erogazione in casa, gli Italiani prediligono nettamente la moka (39%) e la macchina per il caffè in capsule (31%), mentre la macchina per il caffè filtrato raggiunge appena l’1%.

È evidente che annacquare l’espresso non ci piace proprio, figuriamoci prendere in considerazione quelle brodaglie più simili a tisane che all’autentico caffè all’italiana. Agli irriducibili dell’espresso piace la crema, meglio se bella spessa, e una bevanda corposa dal sapore consistente, tendenzialmente amara e forse anche dal retrogusto decisamente tostato…ehm, a volte persino bruciacchiato! Sarà questo il motivo per cui aggiungiamo tanto zucchero?

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Eppure la diffusione del caffè in Italia iniziò secoli prima dell’ideazione e della successiva messa a punto delle macchine per espresso, che si ebbero solo nel XX secolo. Prima di allora infatti la bevanda nervina veniva ricavata per bollitura o per infusione dei semi tostati e macinati.

Ebbene sì, le prime tazze di “caffè all’italiana” altro non erano che un liquido acquoso e probabilmente molto amaro, del tutto diverso dall’espresso a cui siamo abituati oggi. A ciò si aggiunga il fatto che le prime caffetterie erano dei veri e propri salotti di conversazione e vivaci luoghi di cultura, dove celebrare il passatempo del caffè con placida mondanità. Non era forse anche quello un modo per celebrare il rito dello slow coffee?

Riscoprire il passato ci insegna che il piacere di bere un caffè e la passione per l’espresso per lungo tempo non hanno coinciso. Consapevoli di come, nel corso dei secoli, il nostro rapporto con il caffè si sia evoluto, dovremmo oggi essere nuovamente capaci di incuriosirci, di sperimentare e di stupirci. Perché non si tratta mai semplicemente di “un caffè”, ma di un mondo di profumi, colori e aromi ancora ancora tutto da scoprire.

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