Clubhouse potrà cambiare il mondo della ristorazione?
Lo scorso gennaio l’App creata da Paul Davison e Rohan Seth, ha toccato il miliardo di dollari in seguito ad un aumento di capitale, di circa 100 milioni. Tutto questo dopo pochi mesi di vita. Numeri in realtà in linea se consideriamo che il numero degli utenti è passato, in meno di un anno, da 1500 a 10 milioni.
Ed in tutto questo entusiasmo mediatico attorno alla creatura, anche il mondo della ristorazione ha trovato una sua dimensione. I grandi chef, blogger ed esperti sono ormai tutti sbarcati sulla piattaforma, in una impressionante processione di massa.
Continue “Room” con blasonati cucinieri, influencer e opinionisti che, prontamente, non mancano di esprimere le proprie filosofie attorno al cibo. E forse la cosa più interessante è che, in un’epoca di estetica pura dove le personalità vengono espresse attraverso l’apparenza piuttosto che con la parola, si presti così tanta attenzione ad un social dove di estetico non vi è molto.
Tutto si gioca infatti sulla voce, sulla quasi improvvisazione, sull’impossibilità di filtrare la propria identità e limitare eventuali imperfezioni. Un po’ come postare su Instagram una foto non ritoccata o leggermente venuta male, cosa dura da fare per molti.
Alcuni degli early adopter (utenti che sperimentano per primi un prodotto o un servizio) in Europa hanno iniziato a usare la piattaforma nel gennaio dell’anno scorso. Hanno intravisto molte potenzialità nella nuova app social audio. Ingo Hettig, il consulente e blogger tedesco di ristoranti, conosciuto come 'Travelgastronomist' ('Gastronomo in viaggio') sui social media, ha seguito il consiglio del suo amico, un imprenditore di start-up, e ha creato un account su Clubhouse per promuovere la sua passione per l’alta cucina.
Senza aspettare oltre, il primo febbraio 2021, ha moderato la sua prima puntata di ‘Fine Dining Talk by Travelgastronomist’ (‘Conversazioni di alta cucina del Gastronomo in viaggio’).
“Visto che per anni ho intervistato famosi chef stellati Michelin per il mio canale Instagram, ho subito pensato di organizzare una ‘Conversazione live’ con i migliori chef ed esperti di alimentazione del mondo.”
Il formato che usa per le ‘Room’ è quello di uno spazio ben strutturato di sola conversazione da 30-60 minuti in cui si concentra su domande specifiche. Un approccio così rigido gli permette infatti di mantenere ordine tra tutti i partecipanti nella stanza.
Ingo ha già ospitato alcuni ‘Fine Dining Talks’ con chef Michelin, tra i quali Klaus Erfort, Norbert Niederkofler, e lo chef con due stelle Michelin Richard Ekkebus. Dopo un’esperienza così gratificante, è ancora più convinto che Clubhouse abbia davanti un futuro brillante.
Ha affermato che una buona moderazione, una corretta selezione degli argomenti e una durata di 30-60 minuti siano i fattori chiave per un evento di successo.
Anche il famoso blogger giramondo David Califa, noto come The Hungry Tourist, uno dei più importanti mangiatori del globo, organizza settimanalmente delle stanze a tema gastronomico come: “Pizza Summit. A Round Table with the World’s Greatest Masters” (che ho aiutato a preparare e co-presentato) o “Inside the Mind of a 3 Michelin Stars Chef.”
Delle vere e proprie radio interattive dove alcuni tra i più grandi Maestri al mondo si riuniscono, si confrontano e rispondono alle domande del pubblico.
Sentire come, pur non condividendo gli stessi metodi e background, i protagonisti fossero mossi dalle medesime emozioni e si ascoltassero con una curiosità “da bambini” è formidabile. Se altri social media danno l’opportunità agli Chef di condividere l’aspetto delle proprie creazioni, questo permette invece di far entrare il pubblico nella loro mentalità e processo creativo.
Utilizzare il concept delle dirette live non prevede alcun tipo di editing e concede al moderatore più naturalezza e più precisione nell’esposizione. I pensieri vengono espressi in modo semplice, agevolando la comprensione di chi ascolta. In generale si ha l’impressione che si tratti di un’interazione umana, fresca e più coinvolgente.
Si ride, si scherza, la bocca si “impaccia” per l’emozione e siamo costretti ad aspettare il nostro turno in silenzio, siamo diretti verso l’ascolto.
Su questa piattaforma potrete perfino godervi le riflessioni dei vostri supereroi della cucina; se sarete fortunati vi potreste anche far notare e magari guadagnare un contatto da approfondire in privato. Le domande vengono fatte per alzata di mano e se il comportamento non è consono scatta l’espulsione dalla stanza, un po’ come a scuola.
Ma soprattutto, quanto si impara! Già, perchè su Clubhouse si ascolta, si chiede e si impara. Possiamo carpire il processo creativo di uno chef, come organizzare al meglio la linea, dove mangiare, cosa comprare e qualsiasi altro dettaglio legato al settore della ristorazione.
Non è male, considerato il livello generale del “post con corpo in costume e frase filosofica mal attribuita” e la smania di esprimere le proprie doti da “tuttologo”, tipici di altri non-luoghi virtuali.
Quando, al termine del talk sul mondo pizza, ho chiesto un parere all’amico Franco Pepe, Maestro dietro a Pepe in Grani, ha replicato:
Insomma, se vi iscriverete su Clubhouse ci troverete, ma solo ogni tanto, perché la la vita reale ci piace di più. Saremo lì per parlare di cibo con amici, colleghi ed appassionati, a condividere storie e segreti, ad imparare. Buon ascolto!