43 anni, bresciana, pasticcera, apicultrice. È questa la carta di identità di Anna Gerasi, la maître chocolatier che lo scorso 3 febbraio 2022 ha vinto a Pollenzo, la finale italiana del World Chocolate Masters, la più importante competizione internazionale di cioccolateria.
Sarà lei, infatti, a rappresentare l’Italia alla finale mondiale della competizione, che si terrà a Parigi il prossimo ottobre. Strappa un biglietto per la Francia e stravince la competizione, aggiudicandosi quattro dei cinque premi di categoria. Vince nella categoria design, taste, snack e #you (mood board capace di illustrare le motivazioni alla base delle sue scelte, pensando come una designer, ad un consumo consapevole).
La sua vittoria è carica di significato, non solo per una spiccata propensione all’uso del vegetale, ma anche perché finalmente viene riconosciuto il giusto merito ad una talentuosissima pasticcera. Una donna.
Primo posto e 4 premi di categoria. Dove sta il segreto?
« Le componenti del successo, a prescindere dal tipo di competizione, sono sempre le stesse. Nessuna formula segreta, nessun ingrediente nascosto. Studio, ricerca e preparazione sono le parole chiave. Sono da sempre molto attenta alla scelta delle materie prime e dei produttori, ne valuto il metodo di lavoro prima ancora della qualità. Mi piace aiutare in qualche modo, nel mio piccolo, le aziende che producono a km0. Questo per due motivi: per sostenere la nostra regione e per far capire l'importanza della stagionalità nella produzione. »
Sei stata l'unica donna a partecipare, premiata dall'unica donna in giuria, il presidente Loretta Fanella. Che effetto ti fa l’idea di rappresentare tutti noi a Parigi?
« Mi tocca porre l'accento sulla scarsità delle donne in pasticceria. È un dato di fatto ed è inutile cercare di nasconderlo. Lo stesso vale per la cucina. Rappresentare l'Italia è un onore, sarà impegnativo, anche dal punto di vista psicologico. Come italiani ci distinguiamo in tutto, lo dice la storia, ed è naturale aspettarsi di più da chi ha sempre dimostrato molto. »
Ha senso parlare ancora di diversità di genere?
« La diversità di genere è ancora ben presente nel nostro settore. Fino a venti anni fa, quando non c'erano i macchinari che troviamo oggi nei laboratori, il mestiere era anche più faticoso, proprio in termini fisici. E questa può essere una delle motivazioni per cui siamo state tagliate fuori. Nonostante queste problematiche appartengano a un passato che non ci appartiene più, la condizione femminile è ancora disagiata. Dobbiamo dimostrare tre volte di più rispetto agli uomini, per ambire alle stesse posizioni. Ma non è un problema esclusivo della gastronomia. Spero tanto che la scelta dei giurati di farmi rappresentare l'Italia a Parigi sia di buon auspicio per tutte noi. »