Sono passati vent’anni da quando la prima classifica “50Best” è stata lanciata nel 2002. Quest'anno è stato all'insegna del successo dell'Italia, ma a svettare su tutti è stato il Geranium di Copenhagen.
Sono passati vent’anni da quando la prima classifica “50Best” è stata lanciata nel 2002, quando la cucina molecolare stava appena guadagnando popolarità el’ ElBulli di Ferran Adrià entrava nella top 5, dove è rimasto per cinque anni. Poi, è iniziata una nuova era della cucina nordica, con il Noma che ha conquistato il primo posto nel 2010, e in seguito si è conteso il primo posto con lo spagnolo El Celler de Can Roca. Il Noma si è aggiudicato il primo posto anche nel 2010, 2011, 2012 e 2014, mentre El Celler de Can Roca l'ha superato nel 2013 e nel 2015.
Nel 2016, mentre il team del Noma era impegnato a pianificare il trasferimento, lo chef italiano Massimo Bottura e il suo ristorante Osteria Francescana si sono aggiudicati il primo posto alla cerimonia di New York. Eleven Madison Park ha conquistato poi la prima posizione nel 2017, diventando il primo ristorante americano a raggiungere il posto numero 1 della celebre lista dal 2004, quando French Laundry di Thomas Keller ricevette il riconoscimento per il secondo anno consecutivo. Nel 2019 il ristorante francese Mirazur, guidato dal carismatico chef argentino Mauro Colagreco, raggiunse il primo posto, ma tutto è cambiato quando l'apparentemente imbattibile ristorante nordico Noma ha conquistato la prima posizione nel 2021.
Queste parole di Joe Warwick sono state pubblicate in un articolo di Fool Magazine nel 2012 e rimangono attuali, dato che l'influenza globale dei premi sul settore della ristorazione rimane forte.
Anche se c'è un numero sempre più crescente di appassionati gourmand che viaggiano in tutto il mondo per cenare in ristoranti situati in un ambiente naturale e pittoresco, con un'enfasi sui preziosi prodotti locali coltivati da agricoltori del territorio o addirittura coltivati all'interno dell'azienda agricola del ristorante stesso, il nostro desiderio di quel rilascio di dopamina da menu degustazione d'impatto e teatrali che abbracciano tutti i sensi, ha trovato corrispondenza nella lista di quest’anno.
Assistiamo allora alla costante ascesa del giovane e imponente chef Rasmus Munk di Alchemist, che non ha fatto altro che perfezionare sistematicamente l'esperienza gastronomica che scaturisce dalla sua mente pragmatica e attenta ai problemi del mondo. Lo stuolo di commensali che vengono a farsi impressionare dimostra che la previsione che, nel periodo post-covid, si sarebbero predilette esperienze più “close-to-home” e meno “emozionanti”, non si è avverata. Lo stesso si può dire dell'impressionante ascesa del Diverxo di Madrid, noto per l'eccentrico talento geniale nel combinare i sapori e la generosità dell'abbondante menu degustazione. Il ristorante ha debuttato solo l'anno scorso, classificandosi al 20° posto, mentre questa volta si è piazzato al 4°.
Nel corso degli anni la lista è stata apertamente criticata dai media e da suoi ex colleghi. I suoi difetti sono stati evidenziati e discussi, come avviene ogni anno ad ogni nuova edizione. Tuttavia, nonostante tutto questo, continua ad andare avanti: gli chef che potrebbero non essere d'accordo con le classifiche, sembra che alla fine si divertano ad essere notati da quella stessa lista. L'influenza globale della lista mette sotto i riflettori i ristoranti che entrano nella Top 50, facendo luce su destinazioni culinarie nuove e innovative e sui talenti al loro interno, ispirando il sogno di avvicinarsi ai propri modelli gastronomici. L'élite gastronomica dei media continua a riunirsi in luoghi sontuosi e a parlare degli ultimi ristoranti in voga, e così il circolo continua ad andare avanti.
È comunque confortante che alcuni chef riconoscano la realtà dietro tutto questo. Proprio ieri, la chef slovena autodidatta Ana Ros ha lasciato un messaggio commovente alla sua PR Manca Istinič
, affermando:
È infatti essenziale spalancare la porta di casa e fare in modo che il mondo sappia di voi, per essere notati da coloro la cui opinione e il cui voto influenzano i risultati della lista. La lista è creata da un gruppo di 1.080 critici anonimi, scrittori di gastronomia, ristoratori e "amanti del cibo che hanno viaggiato molto" a cui viene chiesto di votare 10 ristoranti nelle loro regioni del mondo e non solo. I votanti, secondo la dichiarazione ufficiale, hanno la missione di "fornire ai commensali un elenco globale e credibile di destinazioni gastronomiche davvero memorabili e di celebrare l'immenso talento, l'innovazione e il duro lavoro dei team che creano questi ricordi".
Si potrebbe dire che quest'anno ci sono state meno sorprese per quanto riguarda il posto del vincitore, ma più per le posizioni dei locali di Brasile, Spagna e America Latina.
È interessante notare che non ci sono criteri definiti per essere premiati come miglior ristorante. Quest'anno a trionfare è stato il ristorante Geranium. William Drew, Director of Content per World's 50 Best Restaurants, lo descrive come: "un'esperienza culinaria indimenticabile, che porta la cucina stagionale a livelli superlativi e offre cibo preciso, bello ed elegante che combina arte e sapore insieme a un programma di bevande all'avanguardia". Un risultato sorprendente per l'irrequieto chef Rasmus Kofoed, che non conosce altro che l'impegno e il duro lavoro, con l'aiuto del suo eccezionale team.
La Mecca dell'alta ristorazione dell'America Latina, il Central di Lima è stato nominato n. 2 della lista, un risultato che il ristorante non aveva mai raggiunto prima. Per la prima volta, il Brasile compare due volte nelle prime 50 posizioni dell'elenco, con il ristorante A Casa do Porco di San Paolo, gestito dalla coppia Jefferson e Janaína Rueda, che ha conquistato il 7° posto, e il ristorante Oteque dello chef Alberto Landgraf, che ha debuttato al 47° posto.
Da notare anche l'ascesa del Trèsind Studio di Dubai, un ristorante con una forte esperienza nell'uso delle spezie e con sapori definiti e vivaci orchestrati dallo chef di origine indiana Himanshu Saini, che si è aggiunto alla lista al n. 57 come new entry.
Un altro aspetto da tenere d'occhio è il grande successo previsto dai professionisti della scena gastronomica italiana. Previsione che si è avverata, con gli italiani che hanno conquistato due posti nella top 10: Lido 84 di Gardone Riviera di Riccardo Camanini all'8° posto e Le Calandre di Rubano di Massimiliano Alajmo al 10°. Uliassi di Senigallia si è classificato al 12° posto e ha vinto il premio "Highest New Entry Award 2022". Il Reale di Castel di Sangro di Niko Romito si è piazzato al 15° posto, Piazza Duomo di Alba di Enrico Crippa al 19° e St Hubertus di San Cassiano, Bolzano, di Norbert Niederkofler, è entrato nella top 50 al 29° posto.