Degustare l'oro minerale del Pigato, perdersi tra filari e mare, imparare l'eccellenza meno dibattuta nella lingua del Ponente d'Italia.
C’è un tempo preciso per apprezzare davvero la Liguria. È quando l’estate cede il passo all’autunno e gli ultimi ombrelloni sembrano tenaci soldati che non ci pensano ad arrendersi. Chiusi gli stabilimenti, allentato il traffico sulla Genova-Ventimiglia, questa falce di terra e mare è pronta a lasciarsi assaporare davvero. Dimenticando le fritture, ma tenendo i calici di vino bianco da abbinare a un coniglio alla ligure. O si può virare direttamente al rosso per accompagnare una porzione di “tocco”.
Questo è un luogo che lotta continuamente tra mare e terra, con angoli strappati un po’ all’una e un po’ all’altra, e un unico finale che è il giusto mix di entrambi. Tra ulivi e vigneti, la Liguria non è un luogo per tutti. La sua sincerità, tenacia e riflessività spesso sono confuse con arroganza. Ma i liguri hanno imparato a guadagnarsi tutto, a coltivare “in verticale” confidando solo sulla forza umana. Perché sui terrazzamenti, i trattori, non ci arrivano.
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Questa Liguria preziosa da vivere, soprattutto a tavola, è il dono di Vite in Riviera, una rete di aziende vitivinicole e olivicole nata nel 2015, il cui obiettivo comune è la valorizzazione e la promozione dei prodotti tipici del Ponente Ligure. La produzione complessiva annua dei soci è di circa 1.300.000 bottiglie e gli ettari vitati totali sono 146 (dato di aprile 2020); tra le 27 aziende vi sono due Cooperative Agricole che annoverano 200 conferitori cadauna.
Numeri che convincono e suggeriscono esperienze per tutti, tra degustazioni e wine experience da assaporare in un fine settimana dedicato alle sfumature di un calice di Pigato, uva che più di tutte parla di Ponente, di Alpi liguri e mare: il suo DNA veste un color giallo paglierino che profuma di freschezza, fiori bianchi e frutti succosi mentre al palato esplode in spessore e carattere, sapidità e mineralità. Il sole batte su macchioline color ruggine, pigau in dialetto ligure, come buffe lentiggini sull'oro pallido degli acini, e in profondità le radici si allungano su terreni candidi di limo e argilla, responsabili dei sentori marini che rendono il vino indimenticabile alla memoria.
Per chi desidera un fine settimana fuori da strade già battute, seguendo la via dei migliori vini della Liguria, la risposta è l’azienda Bio Vio a Bastia d’Albenga, borgo silenzioso e quasi nascosto dove la vita scorre lenta, nel profumo degli ortaggi e degli aromi della piana Ingauna. Qui ha sede il buen retiro della famiglia Vio, che da generazioni preserva e coltiva i prodotti agricoli della zona. Vale la pena pernottare in uno degli appartamenti dell’agriturismo, sorto dopo un restauro completo di parte del borgo che avvolge con un caldo senso di familiarità. Gli appartamenti in stile tipico ligure con classiche cucine in marmo, pietre a vista, cotto rustico, dotati di ogni comfort, sono stati creati con cura ed eleganza adiacenti alla cantina. Imprescindibile l'acquisto di olio e verdura di stagione, dopo le degustazioni per scoprire prodotti come il Pigato Gran Pére, che regala una beva succosa di albicocca e frutta matura, rinfrescata da profumi di ginestra, fiori ed erbe aromatiche. Ciò che insegna questo vino, che non dimentica sapidità e acidità portate dal mare, è che il Pigato è un vitigno che non ha fretta di essere assaporato, ma che è in grado di donarsi a chi ha la pazienza di aspettare, proprio come i liguri.
Solo chi resta, saprà goderne l’anima più vera.
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Se il desiderio è un fine settimana più chill, la meta è appena sopra Diano Marina (Imperia), a Poggio dei Gorleri, azienda agricola e wine resort dove spensieratezza è la parola d’ordine. Tra mare e vigne, le camere sono ampie e accoglienti, la scia di salsedine arriva da lontano ma persiste anche nelle ore languide a bordo piscina, opzionando degustazioni e passeggiate tra i filari. Ci si ferma a scoprire vini come il Cycnus, un Pigato in purezza che racconta come nell’imperiese il vitigno risulti più fresco e minerale, per una maggiore presenza di montagna rispetto al mare. Un sorso suadente, aromatico di agrumi, erbe e fiori bianchi. Provatelo anche a tutto pasto, sulla terrazza del resort che fa perdere la vista sulla costa tra Savona e Imperia.
Tra una bevuta e l’altra è facile scoprire che il Pigato sia il nuovo vino di elezione. Vale la pena dedicarsi ad una degustazione completa a Ortovero, dove ha sede la Cantina Sociale dei Viticoltori Ingauni per scoprire, oltre alle diverse interpretazioni di Pigato come quelle prodotte da Bruna, Ramoino o Lombardi, le altri ricche varianti del territorio come Vermentino o Lumassina, per concludere i bianchi, prima di dedicarsi anima&corpo alla Granaccia, all’Ormeasco, al Rossese. D’altronde l’autunno è già qui. Bisogna attrezzarsi.