Quattro generazioni di pomodori ripieni

Da secoli si festeggiano le mamme in giornate dedicate, giornate che in quasi tutto il mondo accadono in primavera, stagione che rappresenta la fertilità e l’abbondanza, due simboli attribuiti all’essere madre.

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Una ricorrenza celebrata in tutto il mondo, anche se ogni paese ha delle tradizioni leggermente diverse legate ai festeggiamenti. In Etiopia, per esempio, le celebrazioni durano ben tre giorni, in cui vengono organizzati banchetti, balli e canti per festeggiare non solo le mamme, ma la fine della stagione delle piogge e quindi l’inizio del periodo fertile della terra.

La prima festa della mamma in Italia venne celebrata nel 1956 in un piccolo borgo Ligure, Bordighera, per volontà del sindaco. L’anno successivo un prete scelse un giorno di maggio - “mese mariano” cioè mese dedicato alla Madonna - per festeggiare la madre anche come simbolo religioso. Da allora la festa viene ripetuta ogni anno, prima l’8 maggio e poi, dagli anni 2000, la seconda domenica di maggio, per assicurarsi che accadesse sempre in un giorno festivo, per scopi commerciali.

La festa della mamma ha ormai - come molte altre ricorrenze, purtroppo - preso una piega commerciale, con liste infinite su Amazon e blog di tendenza con suggerimenti di oggetti da acquistare per la propria madre. A me piace tornare invece alle origini, dove al posto di regalare un oggetto (quasi sempre inutile o deperibile, come un fiore), si regala il proprio tempo, il bene più prezioso che si possiede!

Preparare una pietanza per una persone è una delle dimostrazioni più grandi di amore che esista: - dedicare del tempo alla scelta della pietanza, degli ingredienti - e la cura riservata alla preparazione e alla cottura. Tutto tenendo sempre in mente la persona per cui si cucina, conoscendo i suoi gusti e le sue preferenze, per prepararle qualcosa che le piaccia, che le dia conforto.

Spesso - come ho avuto la fortuna io - le madri cucinano per i figli, dimostrando così, giorno dopo giorno il loro affetto, oltre che in tanti altri modi - dedicando tempo e passione nel cucinare una pietanza per nutrire i propri figli.

I pomodori ripieni sono una ricetta della tradizione piemontese, composta da pomodori tagliati a metà e svuotati dai loro semini, poi farciti con un simil-bagnet verd, una salsa storica piemontese creata per insaporire le carni. Un trito di prezzemolo, pane raffermo imbevuto nell’aceto, uova sode, tonno in scatola, acciughe, aglio - immancabile ingrediente, quest’ultimo, nella cucina piemontese, compongono la farcia. Un piatto semplice, creato da ingredienti facilmente reperibili, da dispensa, ma che richiede una certa premura nella preparazione. I pomodori vanno tagliati, svuotati, capovolti e lasciati asciugare prima di essere farciti con la salsa, che fino a pochi anni fa era rigorosamente preparata a mano, con la mezzaluna.

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Carlotta Panza

Una ricetta della mia bisnonna, Maria, poi tramandata a voce a mia nonna, Carla, che a sua volta ha insegnato i passi necessari a mia mamma, Caterina, che li ha tramandati a me. Non credo esista una ricetta scritta, forse una lista di ingredienti e misure su un foglio unto e macchiato come solo un foglio che passa da cucina a cucina per 80 anni può essere.

Quest’anno, il 9 maggio, io, mia mamma e mia nonna ci ritagliamo del tempo per creare i pomodori ripieni di nonna Mia, per passare del tempo insieme, creando una pietanza che appartiene al nostro DNA, rifacendo i gesti e passaggi che abbiamo ripetuto da sempre, per onorare le mamme presenti e quelle che non ci sono più.

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