Presentate le nuove Guide de l’Espresso. Una riflessione del direttore Vizzari “sull’incapacità di fare sistema, in balia delle decisioni di una politica disinteressata e inconsapevole”.
Occorrerà del tempo perché cucine e sale tornino ad una parvenza di normalità e regolarità.
Ma le Guide come strumento che indirizzano al mangiar bene, hanno scelto di appoggiare la fatica del settore “sforzandoci - spiega il direttore Enzo Vizzari - di sembrare ‘normali’, fotografando il buono invece della desolazione, non per miopia ma per precisa scelta editoriale”.
Enzo Vizzari è certamente una delle migliori firme della critica gastronomica europea, direttore e curatore de “Le Guide de L’espresso”.
Ha scritto circa metà delle quarantuno introduzioni della Guida che hanno preceduto questa.
Cinque cappelli al Duomo di Ragusa (chef Ciccio Sultano” e a La Madia di Licata (chef Pino Cuttaia). Al top della classifica anche D’O di Davide Oldani. Il miglior giovane è l’ex Masterchef Valerio Braschi, cuoca dell’anno Jessica Rosval .
Il direttore delle Guide si sofferma però anche sulla fragilità di un sistema, quello della ristorazione, che certamente non è stato aiutato da una politica che su alcune decisioni si è dimostrata “disinteressata” e “inconsapevole”:
“Per nostra fortuna abbiamo assistito a dei picchi di creatività senza precedenti, con le idee di ognuno messe a disposizione come carburante per la spinta degli altri, ma purtroppo alla crescita dei piatti non si è accompagnato un medesimo assestamento sul piano della solidità del settore. La ristorazione che si è affacciata su una delle peggiori pandemie vissute dall’uomo aveva già le ossa deboli e i piedi stanchi, un po’ perché essere un grande cuoco non ti rende per forza un bravo imprenditore, e molto perché l’incapacità di fare sistema in passato ha posto un comparto di milioni di persone in balia delle decisioni di una politica disinteressata e inconsapevole”.
Infine una riflessione sul ruolo delle Guide: “Insistiamo da oltre quarant’anni nel mettere insieme un manipolo d’un centinaio d’autori chiedendo loro di battere l’Italia per visitare locali di ogni livello, pagando i conti e comportandosi da clienti “normali”. Perché i clienti sono loro e siamo tutti, appassionati d’enogastronomia che non vergano tavole delle leggi bensì cercano di dare consigli grazie alla competenza maturata in decenni di assaggi ragionati secondo parametri sempre mobili”.