Vi abbiamo già raccontato TOPOT - ma per i più distratti, ecco un riassunto.
La sfida: ore di esplorazione nella foresta dei Carpazi. Perdersi. Lottare contro i serpenti. Immergersi in acqua per catturare i pesci.
Cucinare un piatto in condizioni estreme, da compito impossibile si trasforma in qualcosa capace di rivelare la forza, la creatività e la fiducia insita nei giovani chef che intraprendono questo percorso.
Topot è collegato al desiderio collettivo di sfidare la mente preparando un piatto gourmet utilizzando la natura circostante. Ciò dimostra agli chef in che modo le proprie abilità possano svilupparsi in situazioni estreme, e al contempo permette di acquisire maggiore consapevolezza sulla ricchezza dei prodotti locali, che troppo spesso viene ignorata dagli chef ucraini.
Questa volta, la spedizione nella foresta è stata chiamata “MOCT”, che significa ponte: un titolo che simboleggia il connettere, dato che dall’ultima edizione TOPOT ha messo insieme chef da tutto il mondo. Tutto merito di Igor Mezencev, il fondatore del progetto, un giovane carismatico che con un’energia a tratti disarmante e idee che spesso lo rendono quasi incomprensibile ai suoi pari - ma, col senno di poi, risultano geniali e meritevoli. E inarrestabili. “Verso l’infinito e oltre!” gli piace ripetere.
Come stabilito dalle regole, la spedizione vede dieci giovani chef locali, assieme a cinque internazionali: Diego Prado, Inaki Bolumburu, Laurence Faber, Abdullah Korkmaz, Olia Hercules.
Circondati dalla natura, dalla foresta selvaggia e dalle montagne per cinque giorni, senza nessun collegamento con i comfort del mondo esterno, TOPOT non riguarda solo la sopravvivenza.
Riguarda il prendersi dei rischi, essere pronti per il cambiamento o per le problematiche che si devono sopportare durante quest’esperienza.