"Brodo primordiale" (piacere)

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Il vero guilty pleasure inconfessabile non è il fritto, non è la parmigiana. Forse nemmeno la pizza, pure se sembra blasfemia. Il peccato inconfessabile delle Sacre Scritture del piacere gastronomico è quanto di più lontano dal junk food universalmente riconosciuto. Anzi, nello scibile gourmand si colloca all’esatto contrario delle porcherie, piazzandosi più nel filone del cibo sano che fa bene. Al tempo stesso, però, parlarne pubblicamente espone alla gogna come nemmeno il più plasticoso degli hamburger da fast food è mai riuscito a fare. La pasta in brodo. Cibo di conforto che dà consolazione e piacere cucchiaio dopo cucchiaio, quasi scavando in un mare saporito che avvolge la morbidezza delle consistenze. La minestrina silenziosa si-fa-ma-non-si-dice, ma non c’è concetto di “cura di sé” che possa superare la pioggia di grattini o quadrucci, spaghetti spezzati a mano in listelle irregolari o fieri tagliolini sottili come una promessa d’amore.

Una grondante cascata di carboidrati generosamente immersa in un mare di liquido fumante di profumi che inverte il paradigma delle peggiori giornate, riuscendo a sciogliere dilemmi, angosce e lingue sin dalla sua preparazione: che sia il più limpido dei consommé di pollo, la jam session improvvisata di un lieve brodo vegetale, il sontuoso piatto di tortellini chiusi singolarmente a mano o il corroborante ramen modaiolo, pianificare un piatto di pasta in brodo significa specchiarsi di volta in volta in una versione diversa di se stessi.

E mettersi di fronte alla più essenziale delle psicologie spicciole: qualunque pasta con salse o sughi è la scorciatoia facile al cibo, invece la pasta in brodo richiede dedizione, equilibrio e la giusta autocoscienza. Bucherellare la cipolla di chiodi di garofano prima di immergerla in acqua modifica il bouquet aromatico del brodo, sfruttare l’alleanza col minestrone surgelato accorcia i tempi e le indulgenze, conoscere il taglio di carne che regga la lunga cottura o sapere quanto l’equilibrio tra broccoli e arzilla sia fondamentale, non permette svaghi correggibili con abbondanti quantità di olio. Fino ad approdare a quel bilico tra eleganza e schiettezza che è il matrimonio felice tra pasta e legumi, con i ceci schiacciati che addensano il liquido, e l’eterno dilemma sull’aggiunta o meno del pomodoro ad insaporire. Rivelarsi attraverso la migliore pasta e ceci è un privilegio da riservare prima a se stessi, poi all’unico amante in grado di comprenderne il sottotesto di sensualità genuina, reale, poderosa come una mano sul culo al momento giusto. Nel profondo di una scodella di design o nel piatto scompagnato del vecchio servizio buono, il brodo si adatta ad ogni contenitore e contenuto, diluendo le necessità a cucchiaiate che ridisegnano la concentrazione del peccato più sublime.

Immagine di copertina: Willow, Brodo Primordiale

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