Tuorlo Gems | Wishlist 2024
Questo mese, Tuorlo Gems desidera approfondire quelle destinazioni e esperienze che possono cambiare la tua percezione delle cose fino ad oggi. Queste includono visite da tempo attese a produttori, cuochi e luoghi che abbiamo osservato da vicino, che incarnano i valori che ci proponiamo di sostenere. Scopriremo le tradizioni ancestrali, lo scambio con le comunità indigene e, infine, ci immergeremo in un eremo laico immerso nella natura, fuori dalla concezione comune di spazio-tempo, dove ceneremo in silenzio, per poi fare ritorno nel "nostro mondo", dove secondo il visionario Marcello "stiamo messi piuttosto male", con una nuova consapevolezza.
Entroterra sconosciuti
Che la Sardegna sia una delle regioni più spettacolari d’Italia è un fatto conosciuto. Le sue spiagge caraibiche accolgono migliaia di turisti ogni estate e il mare si riempie di gommoni, barche e barchette con passeggeri desiderosi di tuffarsi nelle acque limpide.
Quello che pochi conoscono è l'entroterra - ricco di montagne, laghi, fiumi e paesini arroccati - che si trova a pochi chilometri dalle spiagge, e che nasconde la vera ricchezza e storia della Sardegna.
Nonostante sia un’isola, la Sardegna è storicamente un luogo di terra, di contadini e tradizioni di montagna. Il mare una volta rappresentava più pericoli che sicurezze, mentre l’entroterra forniva insediamenti più sicuri e l’accesso ad acqua potabile - essenziale per lo sviluppo delle comunità.
Le valli rocciose dell’entroterra nascondono tesori enogastronomici con delle storie antiche e gli eroi che permettono a queste tradizioni tramandate da generazione in generazione di rimanere vive e conosciute. Ci sono due prodotti in particolare che vorrei scoprire, assaggiare ed approfondire quest’anno: il filindeu, una pasta sconosciuta, e il cohone cun foza, un prodotto da forno unico nel suo genere.
il filindeu, Su Filindeu Nugoresu
Il filindeu è un tipo di pasta che viene rigorosamente prodotto per le minestre, una volta secco assomiglia ad un’ostia ma è formato da centinaia di fili di pasta sovrapposti in tre strati incrociati. Ogni impasto di filindeu, che viene poi steso su un tagliere di legno a seccare, contiene 256 fili. La produzione richiede una maestria incredibile, motivo per il quale è sempre più difficile reperire il filindeu e trovare la minestra (con brodo di pecora e pecorino fresco) sul menu di un ristorante. Nel santuario di San Francesco a Lula, un piccolo comune a nord di Nuoro, due volte all’anno ha luogo un pellegrinaggio di 30 chilometri, alla fine del quale la minestra di filindeu viene offerta ai pellegrini affaticati.
Poco lontano, nella zona della Barbagia, viene prodotto un pan-focaccia molto particolare, il cui nome “cun foza” richiama un ingrediente fondamentale della ricetta: una foglia di cavolo. L’impasto, creato con semola di grano duro, acqua, sale, lievito e patate lesse, viene adagiato su una foglia di cavolo per lievitare. La foglia lascia all’impasto un calco delle proprie venature e un profumo delicato, e viene rimossa solo a metà cottura, dopo che la parte superiore dell’impasto ha assunto un colore dorato. La tradizione vuole che le donne del paese si ritrovino per impastare e cuocere insieme il pane, riducendo lo sforzo e il tempo richiesto per la panificazione. Gli esperti consigliano di abbinare ad un pezzo del cohone cun foza caldo qualche fetta di guanciale o lardo per regalare al proprio palato un’esperienza paradisiaca
cohone cun foza
pan-focaccia con semola di grano dur
La cucina primordiale e itinerante
L'anno scorso ci ha reso sicuri che questo nuovo anno non sarà più facile. L'orientamento rimane verso piante e verdure e continua a prosperare, insieme all'attenzione per i concetti, le tecniche di cottura e i prodotti indigeni, assieme a un focus sulle comunità e sulla sostenibilità sociale, molto richiesti dalla contemporaneità. La nostra attenzione, come sempre, è rivolta verso i luoghi che promuovono questi valori all'interno di un modello di business funzionante.
Ad esempio, nell'ultimo giorno del 2023, abbiamo trascorso del tempo al ristorante Kadeau a Copenhagen. Non appena si apre la porta, ti avvolge un calore palpabile; è il calore del salmone affumicato a caldo su legno di faggio, acceso poco prima dell'arrivo degli ospiti, l'illuminazione soffusa e il modo in cui sei accolto e guidato durante la cena. La sensazione durante ogni visita è la stessa, perfettamente espressa da un ospite felice in partenza, sentito all'ingresso, che ha detto: “Siete un grande team, si percepisce”. Prima, durante la cena, il cameriere ci ha rivelato che Kadeau è un luogo in cui vuole rimanere e crescere.
Nel 2023, abbiamo anche avuto l'occasione di osservare lo scambio unico di conoscenze e cultura tra le comunità indigene Quechua delle Ande e il team del ristorante Mil e del centro di ricerca Mater in loco, sotto la stessa proprietà del premiato ristorante Central. Ogni visita offre nuove esplorazioni di tecniche agricole o culinarie secolari che il team applica con orgoglio al menu ultra-locale di MIL. Si tratta anche di incontrare artigiani delle comunità vicine che condividono conoscenze e tecniche artigianali. Questo scambio costante e rispettoso tra la terra indigena e i team di Mil e Mater, che sostiene le comunità e il loro artigianato, è molto affascinante, e non vediamo l'ora di vederne esempi analoghi quest’anno.
la creazione di tessuti, Warmi project
Mil resident chef Luis Valderrama
Da aggiungere a questa lista sarebbe la cucina naturale e intuitiva, che porta sempre eccitazione e piacere. Parliamo della cucina primordiale, sul fuoco, che diventa sempre più popolare ogni anno, un ritorno alla tradizione e ai ricordi personali, che fiorisce curiosamente in piatti deliziosi. FEG, un duo di chef composto da Francesco Capuzzo Dolcetta e Guglielmo Chiarapini, amici nella vita e ex colleghi al bistro Marzapane a Roma, hanno unito le forze dopo aver lasciato la cucina del bistro un anno fa e incarnano perfettamente questo racconto. Ora stanno viaggiando per il mondo, portando il loro pop-up FEG a chef affini, creando ogni volta menu concettuali ad hoc, con alcuni piatti signature nel loro repertorio come la pasta al fieno tagliata a mano e la focaccia di patate carbonizzata. Il duo è dinamico e libero; la loro libertà è evidente, i loro piatti sono memorabili, presentando sempre parti di carne trascurate come cuore di manzo o mammella di mucca, con un tocco italiano, o più specificamente romano, come piatti improvvisati in stile tempura giapponese, e una concentrazione sulla ricerca di prodotti locali da cucinare.
Il lusso della semplicità
Nel cuore dell'Umbria, tra boschi e radure, si cela un luogo magico e incontaminato chiamato Eremito, un monastero contemporaneo che offre una fuga dalla frenesia della vita moderna. Eremito è un posto unico, dove il silenzio è la chiave per la riconnessione con sé stessi e la natura circostante.
Questo rifugio è stato creato da Marcello Murzilli, un ex-imprenditore che ha venduto un lussuoso resort in Messico per tornare in Italia e realizzare il suo sogno di un eremo laico. Marcello racconta che si era recato in Messico per aprire l'Hotelito Desconocido in una giungla sulla costa del Pacifico, un luogo che diventò immediatamente celebre e attirò l'attenzione di capi di stato e star di Hollywood. Questa avventura continuò fino al 2007, quando Marcello, romano de Roma, decise di vendere il resort, che sarebbe poi stato coinvolto in vicende controverse, e fece ritorno in Italia con l'idea di introdurre il concetto di ritiro nella natura in un paese dove l'idea di "digital detox" era ancora sconosciuta. Un visionario.
Marcello Murzilli
Eremito sorge sulle fondamenta di un monastero del 1300 ed è stato ristrutturato seguendo criteri di architettura sostenibile, pionieristica e avveniristica in questo campo, perchè più di dieci anni fa doveva sembrare impossibile da realizzare. La struttura si fonde armoniosamente con l'ambiente circostante ed è caratterizzata da un'atmosfera austera e autentica. Marcello ha scelto l'Umbria per la sua terra ricca di spiritualità, patria di San Francesco, Santa Chiara e San Benedetto.
Le camere, chiamate "celluzze", sono piccole e ispirate alle celle monastiche, ognuna dedicata a un eremita con la sua storia dipinta sulla testata del letto. Eremito offre un giardino del silenzio, una cappella, aree meditative, una sala per lo yoga e un refettorio per la cena in silenzio.
La cena in silenzio è una delle esperienze più straordinarie offerte da Eremito. I pasti sono vegetariani e vegani, preparati con ingredienti locali e serviti senza distrazioni. Seguendo un'antica regola benedettina, i commensali mangiano in silenzio, consentendo loro di concentrarsi sul gusto dei cibi e sul rumore dei loro movimenti. Questo rituale condiviso crea un senso di comunità e consapevolezza.
Eremito è un ritiro accessoriato, con un costo di 270 euro a notte per una persona, che include tutti i pasti, l'accesso alle sale meditative, lo yoga e tutte le altre esperienze connesse. Questo prezzo può sembrare elevato,è vero, ma è molto più accessibile rispetto a resort extra lusso in Umbria e Toscana.
L'esperienza da Eremito è unica, un'opportunità per staccare dalla routine quotidiana, riconnettersi con la natura e riflettere sul proprio percorso. Questo luogo magico offre un'esperienza di lusso autentico, dove l'essenziale prevale sulla forma e il silenzio diventa un mezzo per apprezzare appieno la bellezza della vita.
Lasciando Eremito, ci si sente arricchiti e rinnovati, pronti a affrontare quello che Marcello considera “l’altro mondo, dove state messi piuttosto male”, con una nuova prospettiva e una maggiore consapevolezza.