Si potrebbe incominciare a parlare di Funky Galateo. “Funky”, sì, una parola usata per un sacco di cose. I suoi sinonimi sono bizzarro, stravagante, eccentrico, rapido, ma la più fedele interpretazione è... puzzolente. Non si era ancora nati quando James Brown è stato identificato come il guru del funk perché negli anni ’60 cantava “It’s too funky in here, open up the windows” al suono del sax di Maceo Parker. Saltiamo a piè pari avanti di un ventennio, e scopriamo che un ciuffo di ragazzotti comaschi, incandescenti ed estremi, inventano e producono tavole da snowboard al ritmo di musica funky e di botto conquistano il mercato mondiale, rendendo Funky Snowboards uno dei brand italiani di maggior successo, vero riferimento per gli appassionati di snowboard, skateboard, windsurf e surf. Nel 2015 Justine Romano decide di produrre accessori di pelletteria artigianali di accurata qualità a prezzi accessibili, sfornando il brand FunkyMama Collection con borse e accessori con l’obiettivo della longevità, contro (questa è la mia puntura velenosa) l’obsolescenza programmata. Quella che ti fa smadonnare quando si spezza un tacco alla tua Louboutin preferita e ti chiedi come mai la scarpa Ballin di tua mamma sia ancora là, perfetta, nella sua scarpiera. (Già che ci siamo, sarebbe apprezzabile che tutti pronunciassero nel modo giusto “Lubutèn” dove la “e” è un pochino trattenuta, tipo una via di mezzo fra un sospiro e un lamento. Ma stiamo sul tema).
Il Funky Galateo forse non sarebbe l’invenzione dei secoli, e va bene. Già nel 1999 Kjell Nordström e Jonas Ridderstråle, con il loro lavoro “Funky Business”, hanno spento il grigiore che pervadeva le aziende, incoraggiando i manager di tutto il mondo ad afferrare delle bombolette spray e tracciare alle pareti i disegni più pazzescamente colorati che potessero immaginare. Non è che Nordström e Ridderstråle fossero proprio degli ingenui: sono considerati tra i massimi esperti mondiali di business e fra i pensatori di management più influenti. Per dire, il loro Funky Business è stato pubblicato in 31 lingue in oltre 60 Paesi, e votato come uno dei migliori libri di business di tutti i tempi. Anche i successivi “Karaoke Capitalism ” e "Funky Business Forever" (sottotitolo: “E adesso godetevi il capitalismo”) sono stati fenomenali bestseller internazionale. Se tanto mi da tanto, magari il “mio” Funky Galateo spacca!
La mia intenzione non sarebbe proprio prendere il Galateo e rimasterizzarlo, vorrei piuttosto che la versione funky gli togliesse le “puzze” della vetustà, le prescrizioni ammuffite, i consigli fuori tempo massimo. Dovrebbe essere un Galateo up to date, anche un po’ folle. Un parallelo con la cucina contemporanea: un chef davvero “creativo” deve saper cucinare un brodo (mi viene subito in mente quello di Tomaz Kavcic, così perfetto da diventare indescrivibile), e allo stesso modo un Galateo deve andare oltre gli stilemi del testo che lo ha preceduto, ormai superato per determinati aspetti. Quale signora oggi, seppure di classe, si sfilerebbe il guanto della mano destra per porgere al signore il dorso da baciare? Nessuna. E anche in quel gesto, ovviamente l'uomo giammai baciava con la bocca, ma con un leggero tocco della punta del naso, una specie di trasposizione logistica del bacio all’eschimese, da naso-naso a naso-mano. Semplice. Dare vita al Funky Galateo può e deve essere utilizzato come coadiuvante nelle sfide poste dalla nuova realtà del business mondiale, ma deve anche dire la sua nell'attualizzazione dell’approccio al bon ton. C’è bisogno di nuove idee: le proposte originali devono essere riportate alla luce, riesaminate e sottoposte a nuovo giudizio. Rimuoviamo tutte le tracce di grigiore, immaginiamo di avere delle bombolette spray e cominciamo a colorare il mondo. Così potrà cambiare.